Tra i colonizzatori angloamericani del quadrilatero della moda milanese non manca un nome storico: l'inglese Vivienne Westwood. La maison proprio oggi apre il suo primo negozio italiano. E' una palazzina storica di Milano, in Corso Venezia 25, che con i suoi quattro piani è diventata il quartier generale tricolore della maison. Aprire qui per il marchio inglese è un po' come tornare a casa, visto che l'altra metà di Westwood, è decisamente italiana. A rappresentarla è Carlo D'Amario, amministratore delegato del marchio e azionista al 50% della società, mentre l'altra metà è della creatrice inglese.
Nell'ultimo anno la maison ha fatto un deciso balzo in avanti, anche grazie ad una nuova licenza produttiva della seconda linea, la Red Label, per il Far East, affidata alla giapponese Itochu, partner distributivo in quell'area. «In questo primo semestre le vendite sono aumentate del 26%, commenta l'amministratore delegato. L'anno scorso abbiamo chiuso con un incremento del 32% nel fatturato che è stato di 50 milioni di euro e utili al 35% prima delle tasse».
«La mia ricetta? Ho sempre remato controcorrente: non abbiamo mai voluto manager tromboni; abbiamo accentrato le funzioni dello stile e della distribuzione, che portano maggiore redditività con le royalties e le commissioni; produciamo tutto su licenza eliminando i costi fissi e il rischio d'impresa. E sul fronte retail abbiamo fatto di necessità virtù: non abbiamo speso capitali aprendo tanti negozi, come si usava fare in questi anni, ognuno per una diversa linea. Ne abbiamo aperti pochi, di proprietà, e su grandi metrature».
Estratto da Affari & Finanza del 29/09/03 a cura di Pambianconews