Uno per cento: di tanto sono aumentate le vendite di Richemont tra giugno e agosto, al netto degli effetti di cambio. Eppure, questo minimo segno positivo è bastato per spingere il numero due mondiale del lusso, leader dei gioielli e degli orologi (con marchi del calibro di Cartier), a guadagnare oltre il 6,9% in chiusura a Zurigo (dopo aver toccato anche rialzi attorno al 10%), con volumi pari a tre volte la media giornaliera degli ultimi sei mesi.
Il segnale arrivato da Richemont è servito anche a sostenere i titoli del settore su tutte le piazze europee nonostante i timori generati dal riaffiorare dell'incubo Sars (in particolare: +1,97% Hermes e +1,84 Swatch). I risultati del colosso del lusso, comunicati in anticipo di qualche giorno sull'assemblea del prossimo 17 settembre, hanno infatti superato le previsioni e, soprattutto, hanno segnato l'auspicata inversione di tendenza rispetto al periodo aprile-maggio, quando i ricavi della società svizzero-sudafricana arretrarono del 19 per cento.
«C'è stato un miglioramento del trend, ha spiegato il gruppo in una nota, sui principali mercati». Tuttavia, l'inversione di tendenza è stata particolarmente netta nel Far East: nel corso dei cinque mesi dall'inizio dell'anno fiscale (cioè da marzo), i ricavi nell'area si sono ridotti dell'8% sull'esercizio precedente. Ma se in aprile e maggio Richemont aveva registrato sulla costa del Pacifico un crollo del 29%, nei mesi estivi è viceversa tornato a crescere del 6%, beneficiando del buon momento in Giappone, dove il gruppo di Johann Rupert ha incrementato da luglio la propria presenza con l'apertura del nuovo flagship store di Cartier a Ginza (800 metri quadri) «le cui performance, scrive la società, stanno andando oltre le previsioni».
Estratto da Finanza&Mercati del 10/09/03 a cura di Pambianconews