Due anni di discesa e nessuna speranza a breve di risalire la china. Consumi, falsi, imitazioni, marchi, barriere doganali, competitività: la crisi delle calzature non ha un solo colpevole. E la Cina non è l'unico concorrente da temere, l'avversario che colpisce sotto la cintura: «Sul nostro mercato arrivano scarpe dove il falso made in Italy è già stampato oppure si stampa qui, magari per esportare. E nella moda qualche ìtaliano produce fuori e poi usa il marchio made in Italy». Rossano Soldini è preoccupato: da due mesi è presidente dell'Anci, l'associazione dei calzaturieri, e guida l'industria nel suo momento più difficile. Con l'export in caduta libera crolla tutto: per i calzaturifici vale quattro quinti dei ricavi.
A luglio l'Istat registra per l'ennesima volta un calo delle vostre esportazioni. Quanto pesa la crisi?
La crisi di mercato è mondiale. Da due anni siamo in calo, abbiamo già perso più di 4mila addetti e molte piccole aziende hanno chiuso: se continua così molte altre saranno costrette a chiudere.
In Italia come va?
Stiamo soffrendo e subiamo la concorrenza di prodotti a basso costo, realizzati soprattutto in Asia.
La soluzione è puntare sull'alto di gamma?
Non tutte le donne possono diventare come Manuela Arcuri. é difficile arrivare a quei livelli: l'alta fascia non è una soluzione universale. Il problema è che il settore è fragile, ogni azienda ha in media 15 addetti.
Che cosa propone?
Oggi noi abbiamo la fionda e loro un missile. Ci basterebbe un moschetto che spara contro un cannone.
Cioè?
Anzitutto, la reciprocità. Bisogna aprire il mercato cinese, oggi inaccessibile. Dall'altro lato, occorre rafforzare i controlli alle frontiere. Il marchio d'origine sulle calzature importate deve essere obbligatorio e bisogna controllare le scarpe che entrano abusivamente in Europa con il marchio made in Italy. Poi, sarebbe utile sensibilizzare i consumatori sul valore dei prodotti italiani e fare promozione.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 9/09/03 a cura di Pambianconews