Lo squillo di tromba è arrivato nei primi giorni di settembre dai leader italiani del lusso, Gucci e Prada, che hanno parlato di crescita a doppia cifra delle vendite in agosto. Tra coloro che stanno chiudendo i conti di metà anno, c'è chi ha sfruttato nel migliore dei modi il recupero del settore. Bulgari recupera posizioni (un margine superiore ai 29 milioni di euro nella prima parte dell'anno; Hermes e Lvmh non sono da meno).
«Negli ultimi cinque anni spiega Luca Cipiccia, analista di Goldman Sachs, l'importanza del travel nelle vendite del settore lusso è sceso dal 40 al 33%». Gli acquisti di matrice nipponica stimati nel 2003, inoltre, rappresentano il 40% del totale. Mentre la quota venduta direttamente in Giappone è il 27% dei ricavi del settore. La differenza (il 13%) rappresenta la parte della torta del lusso comprata dai giapponesi in giro per il mondo. La percentuale, tuttavia, va ancor più ridimensionata alla luce degli ultimi dati della compagnia di bandiera, la Jal: anche in luglio il calo dei passeggeri è stato del 32% (dopo il -46% di giugno).
Se poi si tiene conto dell'attuale stato di euforia dell'economia di Tokio che vede allontanarsi lo spettro della quarta recessione in dodici anni, la conclusione è semplice: «Il risveglio dei consumi, riprende Cipiccia, sta avvenendo direttamente in Giappone, sostenuto da una ripresa economica che trainerà il paese almeno per i prossimi due anni. Certo, brand come Lvmh e Gucci restano ancora molto esposti agli acquisti da viaggio con un'incidenza sul fatturato tra il 35 e il 40%. Tuttavia, entrambi hanno potenziato la rete per sfruttare la domanda locale. I francesi, soprattutto con Louis Vuitton, hanno addirittura cominciato una collaborazione con stilisti giapponesi».
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Estratto da La Stampa – TuttoSoldi del 8/09/03 a cura di Pambianconews