Santo e Donatella accettano di fare un passo indietro. Come già promesso a Leonardo Del Vecchio, da giugno consigliere e partner in affari. Ma anche al collegio sindacale, che aveva sollevato non poche censure sulla gestione e sul bilancio 2002 della Gianni Versace spa. Da qui una completa riscrittura di poteri e deleghe dei due fratelli, gli azionisti al comando del gruppo della Medusa.
Con l'assistenza dei legali dello studio Hammonds Rossotto specializzato in corporate governance, il consiglio di amministrazione di metà luglio ha lasciato a Santo e Donatella le deleghe con firma libera e disgiunta per l'ordinaria amministrazione. Mentre ha introdotto la firma congiunta con il neoconsigliere Fabio Massimo Cacciatori per le decisioni su materie di maggior rilievo. Soprattutto quelle che comportano impegni di spesa.
Insomma, Santo e Donatella accettano un vasto piano di austerità richiesto d'altronde da tempo e da più fronti oltreché imposto dai fatti, visto che il bilancio della capogruppo ha chiuso per la prima volta in rosso dopo almeno un biennio di affanno. I primi a richiedere chiarezza e ordine sono stati gli investitori istituzionali ai quali nel 2001 si era rivolta la famiglia (con un mandato al Crédit suisse first Boston) per vendere una quota della società. Progetto per ora archiviato. Ma a ruota la richiesta è arrivata dal collegio sindacale, che nella relazione al bilancio 2002 ha puntato il dito sulla carenza di meccanismi di controllo interno, soprattutto sul fronte delle spese promozionali e di viaggio, ma anche private. Tenuto conto oltretutto «del contesto di contrazione dei ricavi e di riduzione del risultato d'esercizio».
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Estratto da Il Mondo del 6/09/03 a cura di Pambianconews