Investire in piccole e medie imprese made in Italy fornendo consulenza manageriale e fondi finanziari per crescere, fino alla quotazione in Piazza Affari. E' questa la nuova scommessa di Giovanni Burani, amministratore delegato di Mariella Burani Fashion Group. Il primo passo è già stato fatto, con l'ingresso, alla fine del mese di giugno, di Interbanca, con una quota del 30%, nel capitale di Burani Designer Holding (che controlla il 33% del gruppo del lusso Mariella Burani Fashion Group). Un'operazione che ha suscitato molte curiosità, anche in Borsa (il volume degli scambi è più che triplicato, da 30 a 150 milioni di pezzi scambiati) e qualche indiscrezione. E che oggi l'a.d. del gruppo, figlio del fondatore della società emiliana, è disposto ad illustrare.
Come si è arrivati all'ingresso di Interbanca nella cassaforte della vostra famiglia?
L'iniziativa è nata dal dialogo con Giorgio Cirla e Mauro Gambaro, rispettivamente amministratore delegato e direttore generale di Interbanca, con l'idea di unire le proprie forze. Da un lato c'è l'interesse della banca d'investimenti ad operare nel private equity rivolto alle piccole e medie imprese, dall'altra c'è la crescita organica di Mariella Burani che con la quotazione ha sviluppato anche le sue capacità gestionali e finanziarie. Abbiamo scelto Interbanca come partner per la sua struttura flessibile e il senso pratico nell' approccio allo sviluppo delle pmi.
In quali attività pensate di investire?
Nelle realtà di nicchia, tipiche del mercato italiano, che rappresentino casi unici di eccellenza. Come per esempio in alcuni marchi locali, nei prodotti tipici (settore food) o nell'industria del benessere.
Queste nuove attività porteranno al delisting di Mariella Burani e alla sua fusione con la holding?
Mai dire mai. L'ottica della famiglia è quella di non escludere mai nessuna ipotesi, pur che questa crei valore per l'investitore e per il mercato. Questo lo abbiamo imparato sulla nostra pelle: se ci si quota, l'azionista di riferimento virtuale deve essere la Borsa, e mai devono prevalere ragioni private, anche in caso di decisioni difficili da accettare per la famiglia fondatrice.
Estratto da Il Sole 24 ore del 18/07/03 a cura di Pambianconews