E' uscito in questi giorni uno studio realizzato da Pambianco Strategie di Impresa che analizza i bilanci di 250 medie aziende rappresentative dei diversi settori della moda: abbigliamento uomo, donna, sportswear, maglieria, intimo, calzature e pelletteria. I dati sono quelli del 2001 (i bilanci hanno tempi lunghi di deposito) ma permettono di capire com'è strutturato il comparto.
«Nel complesso, sintetizza Carlo Pambianco, le medie imprese hanno subito meno i contraccolpi del mercato, perché erano meno impegnate in grandi progetti di espansione e/o rilancio di marchi, ma mostrano performance nettamente inferiori rispetto alle grandi aziende e appaiono più deboli da un punto di vista finanziario e patrimoniale. Quest'anno, probabilmente, hanno invece sentito più delle grandi la crisi di mercato, soprattutto in termini di vendite, perché nei periodi di crisi il trade tende a ridurre, se non ad abbandonare, i marchi deboli e a concentrarsi su quelli forti».
Dall'indagine di Pambianco emergono alcune cose. Le 250 medie imprese che compongono il campione fatturano complessivamente 9.134 milioni di euro: cioè meno dei 12.124 milioni di euro realizzati come giro d'affari dai soli primi 20 grandi gruppi del lusso. Ma il loro aumento dei ricavi nell'anno è stato non solo un po' più alto di quello dei grandi gruppi (+10% contro +9,9%) ma, soprattutto, è stato reale in quanto non ci sono state incorporazioni di altre realtà, quasi sempre presenti invece nei bilanci dei grandi. Gli utili, però, sono nettamente inferiori: 2% in media contro 5,5%.
Il settore della media impresa, si manifesta abbastanza solido. Per esempio, gli oneri finanziari sono più bassi di quelli delle grandi imprese (2,5% contro 3,1%) a causa del fatto che le medie non hanno fatto debiti per acquisire altri marchi. La patrimonializzazione complessiva, però, è mediamente inferiore (35,6% contro il 52,7% delle grandi). Anche se, come si può vedere dalla tabella, ci sono nomi che fanno degna concorrenza ad alcuni mostri sacri del lusso.
Estratto da CorrierEconomia del 23-12-02 a cura di Pambianconews