La prima collezione di Emilio Pucci disegnata da Christian Lacroix è stata uno degli appuntamenti chiave del pret-à-porter milanese. Per la fama del grande marchio fiorentino, che esordì addirittura nel 1947 con una fotografia su Harper's Bazar, e per l'indiscussa celebrità dello stilista chiamato a dare il suo contributo: una coppia vincente, unita sotto il segno della Lvmh, il colosso del lusso che nel suo ricco portafoglio vanta entrambe le maison.
All'alleanza con la famiglia Pucci il gruppo di Bernard Arnault è arrivato nel maggio 2000, acquisendo il 67% della proprietà, mentre il 33% rimaneva saldamente nelle mani degli eredi. Laudomia Pucci, a cui il padre Emilio, aveva lasciato le redini dell'azienda, ha assunto la carica di direttore dell'immagine. Catherine Vautrin, già responsabile del pret-à-porter del gruppo Lvmh, è stata nominata amministratore delegato.
Certo, l'impresa non è facile: basta pensare che il precedente direttore artistico, Julio Espada, era appena entrato che già stava uscendo. «Ma queste sono le scosse di assestamento per trovare la perfetta identità del marchio», spiega Catherine Vautrin.
Quanto a Christian Lacroix, ritenuto un maestro del colore, un talento esplosivo e teatrale, pensa che la sfida è ardita ma si può vincere. «Pucci è un classico, italiano, eccitante: dobbiamo fare anche qualcosa di attuale e di fresco. Non nego che l'immagine e il ricordo siano talmente forti che è complicato intervenire, ma è possibile lavorare sulla linea, studiare variazioni sui disegni che possono diventare macro, essere scomposti e sezionati, interpretati al computer. Si possono inventare stampe nuove, anche se lo dico con una certa prudenza perché l'archivio Pucci è immenso».