Un primo trimestre 2002 in calo per Timberland che attraversa un momento di stallo negli Stati Uniti ma si ‘riscatta’ nel resto del mondo. Anche l’Italia vive una stagione d’oro con una crescita del fatturato del 19,5% prevista per il 2002. Roberto Dalla Valle, direttore generale di Timberland Italia e responsabile dei progetti speciali per l’Europa spiega il perché di questo andamento contrastante. Nel primo trimestre dell’anno in corso l’utile netto di Timberland a livello mondiale è sceso a 13.893.000 dollari dai 17.511.000 di un anno fa. L’utile operativo è calato del 45% a 14 milioni di dollari e l’Ebitda è diminuito del 36% a 20 milioni di dollari mentre il fatturato totale è sceso dell’8% a 225,7 milioni di dollari con un calo del 19,3% negli Usa.
All’estero, al contrario, il fatturato ha avuto un incremento dell’11%, raggiungendo il 44,8% del giro di affari complessivo, con una crescita a due cifre in Europa. Dell’Europa, a dire il vero, Dalla Valle dispone già dei risultati del primo semestre 2002 e cita un’evoluzione del 17% del fatturato (cifra che si aggira sui 220 milioni di euro circa). In particolare in Italia le stime relative al 2002 indicano un’evoluzione del fatturato del 19,5 a toccare quota 67 milioni di euro, un tasso di crescita dovuto alla capacità di questo marchio, storicamente legato al boot e alla scarpa da barca, di trasformarsi in un’etichetta di total look.
Altra carta vincente, il varo della linea donna, ideata e prodotta in Italia, lanciata a settembre del 2001 nei negozi in franchising e nelle boutique dirette nel mondo dove è in corso un test destinato a sfociare in una distribuzione capillare anche presso i plurimarca.