I due maggiori distretti industriali del tessile-abbigliamento italiano, Prato e Biella, guardano all'immediato futuro con qualche preoccupazione. Le difficoltà del secondo semestre di quest'anno, e le incertezze sui tempi della ripresa che tutti si aspettano nel corso del 2002, pesano come macigni.
I timori investono più Biella di Prato (come trend), soprattutto alla luce dell'indagine parallela sui conti delle aziende delle due aree nel 2000, che è stato un esercizio particolarmente fortunato per il settore. Un problema che ha non ha colpito Prato (nei confronti del #99), anche se gli utili complessivi rispetto al fatturato sono stati inferiori a quelli di Biella.
L'anno scorso, il comparto pratese ha sì migliorato gli indicatori, dal fatturato (+12,5%), agli utili pre-tasse (passati dal 2,2 al 2,5% dei ricavi), ma questa performance è stata peggiore di quella nazionale (secondo l'indagine Mediobanca del settore) e ha riguardato principalmente le filature cardate (da 2,7 a 9,6%) e i produttori di tessuti (da 2,6 a 3,7%), cioè quei comparti che nel #99 erano andati male. Molto bene, sempre nel 2000, il meccanotessile che ha toccato il 5,9% di risultato corrente prima delle tasse rispetto ai ricavi, contro il 2,4% del #99.
Biella è cresciuta a un ritmo superiore a quello di Prato: +13,3% nel 2000 e addirittura +33,7% per quanto riguarda il meccanotessile. Ma nel tessile-abbigliamento è peggiorato in maniera sensibile il rapporto con gli utili, passato dal 4,3% del #99 al 3% dell'anno scorso. In forte crescita, invece, i risultati del meccanotessile: da 1,7 a 4,5% sul fatturato nel 2000.
sintesi dell'articolo di Cesare Peruzzi a cura di Pambianconews