Alla fine del 2001 il fatturato di Stonefly raggiungerà 80 milioni di euro, con un incremento del 14% sul 2000, frutto della vendita di 1,5 milioni di paia di scarpe, per il 45% all'estero. Per l'anno prossimo è prevista una crescita del 20%, passando a 95 milioni di euro; gli Stati Uniti non fanno paura, perché rappresentano circa il 10% delle vendite.
L'obiettivo è di raggiungere i 250 milioni di euro entro due-tre anni «e si tratta di autentico fatturato della società», precisa l'amministratore delegato, Adriano Sartor.
La strategia già disegnata passa attraverso acquisizioni: «Abbiamo colloqui con aziende estere più grandi di noi, sempre nel settore delle calzature comfort», spiega Sartor, che aggiunge: «La massa critica serve per acquisire visibilità. Più ci si ingrandisce e più sono grandi i competitor, che nel nostro comparto hanno marchi famosi come Clark e Rockeport. I soldi per le operazioni si trovano; importante è avere un piano industriale, un buon management, una struttura organizzativa consolidata: e tutto questo noi lo abbiamo». Nei prossimi mesi saranno aperti una decina di negozi-immagine: il primo a Montebelluna, nella zona dell'azienda, al centro di un distretto produttivo di scarpe sportive e comfort, poi a Treviso, Milano e Roma.
Stonefly è nata solo otto anni fa e si considera un'azienda post-industriale. Si occupa del progetto, della componentistica, dell'assemblaggio, controlla la qualità dei fornitori che sono terzisti in Italia, Romania, Bulgaria e Marocco. In Bulgaria ha investito 3 milioni di euro per l'acquisto di una nuova fabbrica nella quale è stata raccolta l'esperienza di un distretto di calzature che si stava sgretolando: nel 2002 da qui usciranno 250 mila paia. Con i marchi Stonefly (comfort ad alta tecnologia, 75% dei ricavi), Golden lime e Impronte.
sintesi dell'articolo di Alberto Scala a cura di Pambianconews