Le lancette degli orologi svizzeri segnano il tempo con fatica. A evidenziare le difficoltà in cui versano i cronometri elvetici, gli annunci di tagli fatti in tempi ravvicinati da due leader mondiali nel settore, Tag Heuer e Cartier. A segnalare una situazione generica di sofferenza, soprattutto, è il fatto che i brand fanno capo a due diversi gruppi. Il primo marchio, infatti, fa capo al colosso del lusso francese Lvmh, il secondo a Richemont. Altro segnale di difficoltà trasversale, il differente posizionamento delle due griffe: Tag Heuer nel segmento medio, Cartier in quello del lusso.
Entrambi i brand sono costretti tagliare i propri dipendenti per riguadagnare quota. A dare per primo l’annuncio è stato Cartier che, venerdì scorso, ha reso nota la volontà di diminuire l’orario di lavoro a 230 dipendenti delle sue fabbriche a Villars-sur-Glâne, un comune del Canton Friburgo, i quali avranno una riduzione dell’orario di lavoro a partire dal primo novembre e per una durata ancora indeterminata. Il marchio di Richemont risente anche della crisi di Hong Kong (vedi articolo) visto che i proventi in arrivo dalla città incidono per il 17% sul fatturato complessivo del marchio.
Ieri, invece, è stata la volta di Tag Heuer: il capo della divisione orologi di Lvmh ha dichiarato che l’azienda di orologi ha tagliato 46 posizioni manageriali e produttive a partire dallo scorso primo settembre e fino alla fine dell’anno. La causa dei tagli netti è stata imputata dal numero uno Jean-Claude Biver alla decisione di produrre un solo movimento, contro i due realizzati in precedenza, e di focalizzarsi sul core business del gruppo, gli orologi tra i mille e i 4mila euro, e non più anche sui prodotti più costosi.
Lo stesso manager ha aggiunto, come riporta Reuters, che la revisione dell’organico non è dovuta soltanto alla crisi politica a Hong Kong. Anche se è stata congelata la decisione di aprire nella città orientale un negozio a insegna Hublot (marchio di orologeria parte dello stesso gruppo Lvmh).