La Birkin, la famosa borsa capiente di Hermès, fu creata negli anni '80 da Jean Louis Dumas, capo carismatico della maison Hermès dal 1978. Jean-Louis, classe 1938 e quinta generazione del clan, ha deciso da poco di fare un passo indietro per motivi di salute, lasciando gli incarichi operativi ai manager. Così, Patrick Thomas, che ha lavorato a lungo al suo fianco, è stato nominato presidente mentre Christian Bianckaert, già responsabile di Hermès Sellier e degli affari internazionali, è diventato amministratore delegato. Ed è proprio Blanckaert a spiegare il passaggio dalla gestione familiare a quella manageriale. Insomma, il nuovo corso della Maison Hermès.
Per quanto riguarda il fronte retail come pensate di sviluppare il programma di aperture? E dove?
Abbiamo 245 boutique manomarca, di cui nove in Italia dove è prevista la decima apertura a Venezia, in autunno. L'obiettivo è quello di aprire, nei prossimi cinque anni, una media di una o due boutique all'anno negli Stati Uniti. Fra le città scelte, Las Vegas, Seattle, San Diego e New York, dove abbiamo già un negozio in Madison Avenue. Un'altra piazza importante è la Russia, dove siamo già presenti a Mosca: sono previsti un secondo negozio all'interno dei magazzini Gum e uno a San Pietroburgo. Per quanto riguarda le quote di mercato, Hermès vende il 50% in Europa, dove il primo cliente è la Francia (oltre il 20%), seguito dall'Italia, il 30% in Giappone, il 15% negli Usa. Un dato interessante, che ci distingue dai nostri concorrenti, è che nelle nostre boutique a Parigi comprano essenzialmente francesi, a New York americani e così via.
Come è stato per Hermès il 2005 e in quale direzione sarà reinvestita una parte degli utili?
E' stato un anno buono ma non eccezionale: il fatturato di gruppo è cresciuto di oltre il 15%, passando a 1.427,4 milioni di curo, l'utile netto è stato di 247 milioni di euro. Gli investimenti sostenuti, pari a 119 milioni di euro, sono serviti a migliorare la capacità produttiva della pelletteria, lo sviluppo del prodotto e la distribuzione. E infatti le vendite sono cresciute dell'8%. I programmi del 2006 prevedono l'apertura e la ristrutturazione di una trentina di filiali fra cui Tokyo, Parigi in Avenue George V; Amsterdam, Bangkok, Seul e Hangzhou in Cina. Inoltre puntiamo a maggiori investimenti in pubblicità e comunicazione, superiori all'attuale 7% del fatturato.
Le divisioni dell'universo Hermès spaziano dai carrè di seta agli orologi, dalle porcellane alle selle per cavalli, dai coltellini svizzeri ai blocchetti di post-it, forse l'oggetto più economico. In quale direzione si concentrerà la maison nelle prossime stagioni?
Dopo l'acquisizione del marchio di calzature maschili John Lobb, che ha un fatturato pari a 13 milioni di euro, non prevediamo di comprare altri brand. Ci concentreremo solo su Hermès cercando di mantenere l'armonia fra il marchio e le sue linee. Se, per esempio, notiamo che una certa borsa o un certo oggetto è troppo richiesto, lo centelliniamo. Ecco, direi che il compito che mi aspetta nei prossimi anni è quello di guardiano dell'armonia
Estratto da L'Espresso del 7/04/06 a cura di Pambianconews