Stefano Martinetto, trentunenne triestino, insieme con il socio Antonio Mastrocco, nel giro di sette anni ha trasformato la sua piccola società di distribuzione di abbigliamento “alternativchic”, e consulenza per firme di nicchia in un gruppo che produce in licenza una serie di marchi “hot” (tra i quali Evisu, Fake London, Hollywood Trading Company e Ralph Simmons) con un fatturato previsto per quest'anno di 27 milioni di euro contro i diciotto dell'anno precedente e contro i 4,5 del 2002. Conta inoltre, entro breve, di aprire una serie di negozi dove proporre le sue firme, anche se per il momento il suo obiettivo è di «consolidare i risultati ottenuti».
In realtà voi producete e distribuite una moda basata sul jeans ad alto costo e sullo streetwear, dov'è la novità? «Innanzitutto la società in cui viviamo è molto cambiata. Se prima c'era una tipologia di abbigliamento per ogni occasione e per ogni fascia sociale, oggi a fare la differenza sono i jeans e le scarpe da tennis. Il denim, che diventa sempre più caro a seconda dei trattamenti cui viene sottoposto, fa la differenza. Tutti tendenzialmente si vestono nella stessa maniera. Negli anni 90 i manager indossavano Superga da 66.000 lire. Oggi, chi se lo può permettere porta scarpe Puma da 130 euro in su, e ci va anche in ufficio».
Estratto da Affari&Finanza del 16/05/05 a cura di Pambianconews