«L'aumento dei prezzi spropositato, la politica sfrenata dei monomarca, degli spacci, delle vendite nella Grande Distribuzione Organizzata hanno inquinato il mercato del lusso» dicono i buyer italiani che mettono sotto accusa i big della moda. Overproduzione dei marchi. Overdistribuzione, con produzioni parallele vendute a basso costo in canali distributivi come outlet e simili. Prezzi alle stelle. Grossi sconti sulla merce nei loro monomarca che arrivano al 50% del prezzo prima delle date dei saldi.
La conseguenza è che il lusso si massifica, non giustifica più il prezzo a cui viene venduto. E soprattutto ai big spender passa la voglia di comprare. L'analisi di alcuni fra i più importanti dettaglianti multimarca italiani del lusso mette il dito nella piaga. Le maison vengono accusate di continuare a fare investimenti miopi.
«L'industriale italiano se non vuole trovarsi fra 510 anni a fare il fasonista per inglesi, americani e francesi che stanno entrando nel nostro mercato dovrà fare investimenti nel commercio multimarca» spiega Andrea Panconesi, titolare di tre negozi di lusso tra cui Luisa Via Roma a Firenze. In che senso? «Anziché continuare a investire nei monomarca che ormai sono arrivati al capolinea, hanno stancato il consumatore e non sono redditizi, dovrebbero destinare capitali alla distribuzione multimarca che rimane un anello debole nella filiera della moda italiana, non avendo da sola capitali sufficienti per crescere e rafforzarsi». «Gli industriali devono affrettarsi perché un'iniezione di capitali in questo senso è già nell'aria, ma arriva dal fronte estero. Americani, inglesi e francesi ci stanno già pensando. Il che vuol dire che quando entreranno nel capitale dei negozi multimarca italiani avranno anche più forza per imporre sul mercato i loro marchi».
Sempre nella fascia alta del mercato ci sono negozi come Penelope a Brescia o Biffi e Banner a Milano che da sempre fanno molta ricerca di marchi e stilisti e vendono collezioni meno commerciali come Margiela, Carpe Diem, Dries Van Noten, Rick Owens, i giapponesi e una serie di emergenti. «La grande distribuzione dà la possibilità di un paragone, commenta Rosy Biffi, titolare dei negozi Biffi e Banner a Milano. Dall'altro lato a preoccupare maggiormente sono i prezzi fuori mercato e la sovrapproduzione delle griffe. Tutto è troppo: le proposte, la comunicazione, i monomarca. Tanto che la gente ha ormai un rigetto di quello che è l'abbigliamento. Preferisce spendere nelle beauty farm o nei viaggi». Lei come reagisce? «Cerco stilisti giovani con proposte fresche e meno onerose».
Estratto da Affari & Finanza del 7/07/03 a cura di Pambianconews