White diventa internazionale. Grazie all’accordo siglato tra Massimiliano Bizzi e Tom Nastos, presidente di Enk International, nel marzo del 2012 White sbarcherà a New York city e Beijing e viceversa, Enk porterà la sua manifestazione a Milano, in zona Tortona. “Ho sempre avuto in mente il processo d’internazionalizzazione” ha affermato Bizzi. “White rappresenta le medie e piccole aziende italiane e, con quest’operazione, confermiamo la nostra volontà di essere per loro una fonte di reddito e non solo una fiera”. Enk International è fra i gruppi leader per l’organizzazione di eventi e fashion trade show e, dopo il successo di EnkChina che ha debuttato a Pechino nel marzo del 2011 con 110mila presenze registrate, si appresta a tornare nella capitale cinese insieme a White dal 26 al 29 marzo 2012. La collaborazione, allo start up da febbraio 2012 prevede la partecipazione delle due società nei saloni di Milano e New York con una selezione di brand dei settori donna, accessori e calzature. Dopo il debutto di febbraio a New York city, White parteciperà anche a Enk China previsto per marzo 2012. “Questo accordo è uno scambio in termini di accessibilità” ha affermato Elys Kroll, chairman di Enk International “e la risposta alle esigenze dei retailer”.
Per quanto riguarda la partecipazione alle manifestazioni oltreconfine, l’opportunità di andare negli USA e in Cina verrà data alle aziende che già fanno parte del circuito White. In questa prima fase di collaborazione, l’obiettivo di Bizzi è portare all’estero il made in Italy o con parole sue “il nostro made in Milano”. “Questo implica – continua Bizzi – che i saloni di New York e Beijing non avranno le dimensioni di quello milanese ma saranno una sintesi della manifestazione di via Tortona, in modo tale da aumentare poi la presenza estera su Milano”. L’intento è quello di incuriosire il buyer americano o cinese per poi farlo venire a Milano per vedere tutta l’offerta di White “dobbiamo riuscire a far venire gli americani in Italia – prosegue Bizzi –, perché ad oggi la loro presenza non è fortissima, ma il numero dei buyer americani americani è enorme ed oggi un azienda non può affrontare il mercato americano avendo solo 5 o 10 clienti su quel mercato”.