Sta per chiudersi un anno molto difficile per il fashion made in Italy, incalzato dalla concorrenza dei paesi asiatici, primi fra tutti la Cina, che da quando sono cadute le quote delle importazioni ha letteralmente inondato il mercato tricolore. A tutto questo bombardamento i nostri imprenditori della moda, stilisti e marchi dell´italian style hanno reagito muovendosi in due direzioni: da un lato hanno chiesto aiuto al governo nostro e a quello di Bruxelles perché intervengano con mosse adeguate, come l´obbligatorietà del marchio di origine e le misure antidumping; dall´altro si sono attrezzati spingendo l´acceleratore sulla qualità, l´innovazione, il riposizionamento delle loro collezioni e la conquista di nuovi mercati. Ma soprattutto iniziando ad aprire i confini dei loro orticelli, lavorando di squadra per quanto riguarda il sostegno del made in Italy attraverso manifestazioni, fiere eventi.
Su questo fronte, il traguardo più importante raggiunto nel 2005 è la creazione della Fiera Unica del tessile che ha portato sotto lo stesso ombrello ModaIn, IdeaBiella, IdeaComo e Shirt Avenue. «Al di là di come ha funzionato e funzionerà sul piano squisitamente espositivo, racconta Paolo Zegna presidente di Smi-Ati, il fatto importante è il messaggio che ne deriva. E cioè che per far fronte alla situazione congiunturale difficile in cui si trova a vivere il sistema tessile e abbigliamento, la via da seguire è il gioco di squadra».
«Le manifestazioni fieristiche, incalza Agostino Poletto, vice direttore generale di Pitti Immagine, non sono più solamente delle vetrine. Sono di fatto un progetto globale, un laboratorio di idee dove presentare iniziative nuove, disegnare strategie di comunicazione e marketing. Una cassetta degli attrezzi che serve ad arricchire gli appuntamenti».
Anche l´altra faccia della moda, le scarpe, ha vissuto un 2005 intenso sul fronte della promozione e del sostegno del prodotto tricolore. «Tutta la campagna giocata sul marchio I Love Italian Shoes, spiega il presidente dell´Anci Rossano Soldini, supportata dai cartelli vetrina, sta portando i consumatori a chiedere sempre più spesso scarpe italiane. Sia nel Bel Paese che nel resto dei mercati. Senza contare che il nostro Micam, è diventato l´evento di settore più importante al mondo». Intanto stanno andando avanti i lavori per l´apertura prevista a marzo di un grande negozio a Mosca, sempre col brand Italian Shoes. Se l´esperimento funziona, il prossimo paese su cui svetterà il marchio tricolore, sarà l´India. Altro mercato, in cui il marchio è garanzia di appeal.
Estratto da Affari&Finanza del 19/12/05 a cura di Pambianconews