Un’azienda italiana da oltre 2,5 miliardi di euro di fatturato nel 2021 e che si appresta a chiudere il 2022 in crescita del 20 per cento. È Calzedonia Group, vincitore del Pambianco Award leQuotabili 2022 nel settore fashion, che oggi controlla i marchi Calzedonia, Intimissimi, Tezenis, il wine store Signorvino, Falconeri, Intimissimi Uomo, Atelier Emé e, dallo scorso settembre, Antonio Marras. La maison guidata dallo stilista e artista di Alghero è la prima ‘incursione’ del gruppo nel settore lusso. Il deal vede l’acquisto da parte del gruppo veneto dell’80% per cento di Antonio Marras ed investimenti adeguati al pieno rilancio del marchio. Con i suoi brand, Calzedonia Group vende i propri prodotti in più di 5mila negozi monomarca, in 55 Paesi. Nel 2023 lo sviluppo retail continuerà ad essere al centro delle strategie. A raccontarlo, ripercorrendo storia e ambizioni dell’azienda, è Sandro Veronesi, Presidente del gruppo Calzedonia.
Quali sono secondo lei le tappe fondamentali che hanno consentito di raggiungere questo riconoscimento?
Un dato fondamentale è quello di non aver mai posto limiti al nostro sviluppo. Abbiamo sempre avuto una forte tensione alla crescita, sin dai nostri inizi. Il Gruppo Calzedonia ha sempre cercato di sviluppare prodotti e marchi nuovi, molto spesso anche in mercati nuovi. Abbiamo dato spazio ai giovani, investendo sul loro talento. Oggi abbiamo raggiunto dimensioni significative per l’Italia, ma ancora medio-piccole per il mondo. Alla tensione costante alla crescita si affianca la vocazione internazionale, con aperture in Spagna, Europa dell’est e resto d’Europa già dai primi anni.
Il modello de leQuotabili considera la sua azienda una società con capacità di raccogliere capitale in Borsa. Cosa ne pensa di questa opportunità?
È un’opportunità che abbiamo considerato tante volte, ma che abbiamo posticipato. Abbiamo due focus principali al momento: il primo è il passaggio generazionale, perché ho 63 anni e sto inserendo i miei figli, con responsabilità maggiori e con grandi soddisfazioni. Questo per molte aziende, specialmente in Italia, è un passaggio cruciale. Il secondo tema su cui siamo concentrati è l’evoluzione da azienda a gruppo di marchi e aziende. Vogliamo dare sempre più autonomia ai brand, in modo da diventare un gruppo vero e proprio. Queste sono le nostre principali attenzioni. Quindi la Borsa potrebbe essere un’opzione, ma in futuro, non adesso. Ci penseranno i miei figli, se lo riterranno opportuno.
Come si sta chiudendo il 2022?
L’andamento è positivo, il fatturato segna un +20 per cento. Per l’aumento dei costi delle materie prime, dell’energia e dei trasporti, margini e utili sono un po’ inferiori, ma il giro d’affari sta crescendo bene. Il mercato italiano ha una buona performance. I Paesi esteri in cui siamo storicamente forti sono sud ed est Europa. Abbiamo una buona impronta anche in Europa continentale, quindi in Francia e Germania. Siamo ancora agli inizi, invece, negli Stati Uniti e in Asia.
Come vede la sua azienda nel 2023?
Sarà un anno all’insegna dello sviluppo retail. Nel 2022 abbiamo aperto circa 300 negozi. Nel 2023 ne apriremo anche di più in mercati nuovi come Giappone e Usa, ma anche nei mercati europei. I marchi più giovani, che per noi sono Atelier Emè, Falconeri, Signorvino e Marras, avranno bisogno di un’attenzione maggiore e sono quelli su cui spingeremo di più. I brand consolidati continueranno a crescere.
Lo scorso settembre il Gruppo Calzedonia ha rilevato Antonio Marras. Come si muove l’azienda per il rilancio del suo primo luxury brand?
Antonio Marras per noi è una scommessa perché è fuori dal nostro perimetro, essendo lusso. Falconeri ed Atelier Emè si avvicinano al lusso, ma non sono lusso. È una scommessa fatta sulla persona di Antonio Marras, che ha grandissime capacità come stilista, ma che non aveva alle spalle una supply chain all’altezza del valore del suo brand. Speriamo di poter aprire presto dei flagship store Antonio Marras nelle città più importanti, cominciando da Milano. È un mercato complesso e ci vuole tempo per trovare le condizioni giuste.