Vendere o non vendere? Ancora una volta sulle pagine dei giornali tutta l’attenzione è rivolta a Roberto Cavalli che sembra ancora non aver deciso da che parte stare. Infatti, lunedì, il Corriereconomia è stato piuttosto esplicito nel delineare la posizione dello stilista toscano. Dopo essere arrivato (secondo i rumors) ancora una volta a un passo dalla cessione, ora la linea è quella di vendere, ma non a breve, e solo dopo una nuova riorganizzazione. Riassetto che dovrà essere reimpostato, in seguito all’uscita dei due manager Gianluca Brozzetti (AD) e Carlo di Biagio (COO).
Nel corso delle sfilate la voce era quella di negoziati sempre più stretti con il fondo Permira. La valutazione di circa 460 milioni di euro incluso il debito, pari a circa 18 volte l’ebitda 2013, è di gran lunga inferiore a quello che Cavalli avrebbe richiesto (1,4 miliardi), già nel 2008 quando aveva considerato la vendita della griffe e già si era fatto avanti lo stesso fondo Permira.
Ma nel piatto del made in Italy non c’è solo Cavalli. E sono diversi i ‘gioielli’ appetibili che, fino a oggi, hanno respinto la tentazione della cessione. L’esame di ‘quelli che dicono no’ è oggetto di un approfondimento pubblicato sul numero di Pambianco Magazine in uscita (dal titolo, appunto, ‘Vendesi, ma non per tutti’).
Tra chi ci ha pensato (o si dice ci abbia pensato) nomi come Stone Island, Trussardi, Missoni, Santoni e Damiani. Ancora, nulla di fatto. Anche perché sbagliando si impara, dice un vecchio detto. Infatti, ci sono alcune aziende che dopo l’acquisizione sono rifiorite, per esempio Bottega Veneta che dopo l’acquisizione di Kering ha superato il miliardo di fatturato. Altre invece cui è andata molto meno bene come nel caso di Gianfranco Ferré dopo essere entrato nell’orbita del Paris Group di Dubai. Ultimo in ordine di tempo, invece, il colpo di Blackstone che si è aggiudicato il tanto ‘desiderato’ 20% di Versace. Il fondo americano, oltre ad insediarsi nel Cda di Versace, inietterà 150 milioni di euro di capitali freschi e acquisirà azioni dalla Givi Holding Spa per ulteriori 60 milioni di euro (valorizzando la società circa un miliardo).