Il panorama del gioiello italiano sta vivendo un forte cambiamento, e spesso a farne le spese sono le aziende che ne hanno a lungo costituito l’ossatura. Ma ci sono marchi che traggono beneficio di tale evoluzione: è il caso di Tuum, realtà nata nel 2009 a San Giustino (Pg) dalla creatività di due giovani e audaci imprenditori, Michele Alberti e Simone Finocchi, che non provenivano dal mondo della gioielleria. In pochi anni Tuum ha fatto conoscere e apprezzare in tutta Italia i suoi anelli in argento, oro e diamanti incisi con preghiere in latino (del tipo: Adveniat regnum tuum…; …Libera nos a malo). Nel 2012 ha raggiunto un fatturato di 4 milioni di euro. E la previsione è di chiudere quest’anno a quota 5,5 milioni.
“Il nostro valore aggiunto – spiega Alberti a Pambianconews – è proporre un gioiello con un’anima e dei valori universali, come il rispetto per il prossimo, che i consumatori, credenti o meno, possano fare propri”. Tuum conta in Italia 700 gioiellerie rivenditrici. L’obiettivo è arrivare a un migliaio e, in parallelo, con la prima partecipazione a Baselworld, ha preso il via un piano triennale di sviluppo all’estero attraverso il quale l’azienda mira a raddoppiare il fatturato. “Siamo partiti con la Spagna, dove abbiamo già una buona struttura commerciale e di comunicazione e abbiamo appena concluso un accordo con El Corte Inglès – afferma il direttore commerciale estero Michele Pozzo -. Ora guardiamo a Francia, Svizzera, Germania e Austria mentre gli step successivi saranno la Russia, i mercati del nord Europa e gli Usa”.
Oltre agli anelli, Tuum ha ampliato la gamma – “al 100% made in Italy, prodotta a Valenza e rifinita in azienda a San Giustino”, sottolinea Alberti – a bracciali, pendenti, penne, e in programma c’è la diversificazione in altre categorie di prodotto “con pelle e tessuto”.