Andrea Tomat (48 anni), presidente di Unindustria Treviso oltre che di Lotto, è convinto che le Aziende abbiano voglia di reagire all'attacco asiatico e che ci sia bisogno di quadro di politica industriale cui poter fare riferimento.
Presidente, i dati di gennaio della produzione industriale vedono l'Italia ancora in ritardo rispetto a Francia e Germania. Quali sono i mali oscuri di cui sembra continuino a soffrire le nostre aziende ?
Sicuramente c'è un ritardo nell'aver agganciato alcuni grandi driver oggi dell'espansione economica a livello mondiale, Cina ed India in primis. Mentre gran parte delle economie europee cresce noi ci muoviamo appena. Noi probabilmente saremo toccati dall'onda lunga di questo sviluppo perchè paghiamo un ritardo di sistema ma di certo recupereremo.
Abbiamo commesso un errore strategico?
Più che altro non abbiamo una politica industriale. Non l'abbiamo da almeno una quindicina d'anni, un periodo lunghissimo in cui abbiamo fatto solo una battaglia di retroguardia, abbiamo cercato di recuperare sul passato per entrare in Europa, per rivedere alcune questioni nodali mai risolte come le pensioni. Tutte le nostre risorse, anche di dibattito, sono state indirizzate a sanare il passato piuttosto che a guardare il futuro.
Ci sono punti di debolezza così ripetuti da essere diventati quasi slogan: la dimensione delle aziende, la scarsa capitalizzazione, il modesto investimento in ricerca. Sono rimasti un problema o qualcosa è cambiato?
Questi elementi possono essere parametri di guida ma non sono toutcourt una determinante di successo o insucesso. È chiaro che la dimensione consente di fare più cose, ma abbiamo sperimentato che sostituendo alla dimensione singola rete possiamo comunque raggiungere gli stessi risultati. Oggi c'è una tale disponibilità di servizi da permettere di superare ogni gap. La nostra forza sta nel saper trovare dei succedanei ai percorsi teoricamente virtuosi. Il successo delle multinazionali tascabili nasce qui. Abbiamo costruito un modello alternativo e dobbiamo rafforzarlo senza scimmiottare altri, arricchire questo concetto del piccolo-grande con la dimensione di rete, con il traino della media impresa. Inutile pensare di dedicarci alla grande ricerca, il nostro mercato è quello delle applicazioni più che delle invenzioni, qui possiamo esprimere al meglio la nostra creatività ed ecletticità. E per fare questo dobbiamo muoverci in squadra.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 16/03/06 a cura di Pambianconews