Un anno fa Carlo Rivetti aveva espresso il desiderio di sfiorare quota 200 milioni di ricavi nel 2018. E così è stato. Il sogno dell’imprenditore piemontese alla guida di Stone Island, marchio di casualwear da uomo che fa capo alla Sportswear Company, si è esaudito. Il brand di capispalla, da due anni partecipato al 30% dal fondo di investimento di Singapore Temasek, ha archiviato l’ultimo esercizio con ricavi per oltre 192 milioni di euro, in crescita del 30% sul 2017, quando il fatturato era stato di 147 milioni. A contribuire alla crescita è stato soprattutto l’estero (l’export è arrivato a pesare il 72% sul turnover complessivo, dal 67% del 2017), ma anche l’Italia ha fatto segnare una progressione. In significativo miglioramento (+51%) anche l’ebitda che nello scorso esercizio ha toccato quota 57 milioni, sopra le previsioni. “Stiamo investendo nei negozi, ma anche in persone: quest’anno raggiungeremo i 2 milioni di capi prodotti, per cui necessitiamo di una grande attenzione per coordinare la produzione, e garantire qualità e consegne”, racconta Rivetti a Pambianconews.
La spinta, comunque, arriva anche e soprattutto dal retail: Stone Island, che ad oggi conta su una rete di 24 negozi monomarca fisici (cui si aggiungerà in autunno quello di Toronto) e 1.100 rivenditori, di recente ha inaugurato un nuovo flagship di due piani a Milano, in Corso Matteotti 18, nel cosiddetto Palazzo del Toro. “La grande novità è il fatto che lo storico negozio di Corso Venezia non verrà chiuso ma diventerà un punto vendita Stone Island Junior, il primo nella nostra storia”, prosegue l’imprenditore. Il flagship, che verrà inaugurato sabato, ospiterà la linea per bambino (2-14 anni), che ad oggi incide per il 6% sul fatturato e “cresce organicamente, come la linea per adulti”.
Anche all’estero, il focus è sulla distribuzione, con la valutazione di alcune proposte da parte di nuovi distributori per la Cina. “Ma senza fretta: non voglio più spingere le vendite con prodotti push, o andare a chiedere; preferisco che arrivino da noi, come è successo con gli Stati Uniti. Prima di sposarsi, è necessario conoscersi”, ironizza Rivetti. “Da questo punto di vista Temasek ci dà un punto di vista molto attendibile per mercati a noi lontani, è indiscutibilmente il partner migliore che potessimo desiderare”.
Nell’ottica di rafforzare la filiera produttiva, Stone Island ha inoltre reso noto di aver acquisito il 75% di Officina della Maglia, fornitore emiliano storico dell’azienda, “una scelta atta a continuare la tutela e lo sviluppo del know how focalizzato sull’incessante ricerca e gli alti standard qualitativi che da sempre contraddistinguono il marchio”.
Infine, per il 2019 si prospetta una crescita nell’ordine del 20% sia dei ricavi sia dell’ebitda. “Ci aspettiamo un rallentamento, ma sarà guidato: i risultati raggiunti fino ad oggi sono ottimi e ci danno la possibilità di guardare al prossimo futuro con una certa capacità di investimento. Non ci saranno, invece, acquisizioni né brand extension”, conclude Rivetti.