La sostenibilità è una delle tematiche più battute del momento. Ma lo è altrettanto il rischio di perdere di vista, assordati dal martellante e confuso chiacchiericcio green, il punto focale della questione: mettere in atto quanto si professa e rivelare, con trasparenza, quanto di concreto si sta facendo in tale direzione. L’allarme è stato lanciato in modo chiaro all’incontro ‘Viaggio verso la sostenibilità della filiera‘, tenutosi venerdì nella sede di Confindustria Moda, con l’obiettivo di “condividere con le aziende un metodo efficace, che valuta la sostenibilità della filiera calcolando l’impatto che essa produce”.
“C’è, oggi più che mai, l’esigenza di un approccio differente al tema della sostenibilità, troppo spesso utilizzata come leva di marketing o, peggio ancora, di greenwashing, in modo pericoloso e riduttivo – ha dichiarato a Pambianconews Andrea Crespi, presidente del Comitato Sostenibilità di Sistema Moda Italia e direttore generale di Eurojersey -. Si parla sempre di cosa si sta facendo in termini di sostenibilità, ma è arrivato il momento di far luce su come si sta facendo ciò che è definito ‘sostenibile'”.
Il concetto di sostenibilità, come è stato evidenziato nel convegno, non si limita al mero rispetto dell’ambiente e al risparmio delle materie prime e delle risorse economiche, ma si arricchisce di un’accezione più ampia, sempre più vicina alla nozione di responsabilità, che la porta a estendersi anche al rispetto dei diritti umani, alla razionalizzazione dei processi creativi e produttivi e alla ricerca costante di innovazione e ricerca.
Ciò che suggerisce il Smi, a fronte di una concreta esigenza e volontà, per le aziende, di evolvere e migliorare la propria operatività, rendendola sostenibile, è misurare le proprie prestazioni per poter comunicare i miglioramenti e le iniziative in modo oggettivo, con il sostegno di dati concreti.
Gli strumenti esaminati all’evento, in tal senso, sono le metodologie Pef e Oef, (Product e Organisation Environmental Footprint) che consentono di misurare l’impronta ambientale di un prodotto o processo attraverso l’analisi di 16 indicatori ecologici. Fotografando la situazione attuale del prodotto/processo, tali metodi consentono alle aziende di intraprendere la propria strategia di miglioramento, ampliandola anche oltre i confini aziendali per poter raggiungere un maggiore controllo della propria filiera.
“La nostra filiera – ha spiegato nel discorso di apertura dei lavori Marino Vago, presidente di Smi – si allena da vent’anni in questa corsa, ed è per questo che dico con orgoglio che siamo pronti a vincere anche questa nuova competizione. Chiediamo, però, che le regole siano uguali per tutti, che la sostenibilità sia fatta di numeri, di dati misurabili e confrontabili, e non solo di puri enunciati. Chiediamo di essere valutati con onestà intellettuale e che le informazioni rilevate siano messe a disposizione del consumatore con trasparenza. Senza tracciabilità, è impossibile parlare di sostenibilità”.