“Il Metaverso è il futuro di internet. Ma è anche il futuro della moda? Il virtuale non si sviluppa come alternativa alla realtà, ma piuttosto come spazio complementare. Se c’è una cosa che le aziende del fashion & luxury devono fare è mantenere alto il livello di curiosità e sperimentazione rispetto a questa dimensione perchè è destinata ad avere un grande impatto sul loro business”. Laurent Solly, vice president Southern-Europe di Meta, non ha dubbi rispetto al fatto che le maison del lusso possano essere pioniere in un long jounery che oggi è alle sue fasi iniziali ma che, nondimeno, è già terra di investimenti. Il Metaverso, oggi in fase embrionale, inquadra una realtà virtuale condivisa tramite internet, dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar. L’orizzonte è quello del Web3, un web decentralizzato, nel quale i contenuti e i servizi presenti non risiedono su server e piattaforme di proprietà di singole aziende, ma sono distribuiti in modo omogeneo sull’intera rete, attraverso l’uso della tecnologia blockchain.
Del resto, Mark Zuckerberg ha voluto scommettere tutto su questa nuova dimensione mediale, annunciando, lo scorso autunno, il cambio di nome della sua azienda da Facebook a Meta, lasciando così intravedere come si evolverà il panorama digitale nei prossimi anni. Ma non è stato l’unico: sono ormai frequenti le incursioni della moda nell’universo dei data, tra la fascinazione per gli Nft e le criptovalute e il legame con il mondo del gaming. Da Balenciaga a Louis Vuitton fino a Dolce & Gabbana e Gucci, sono innumerevoli i casi citati di riuscite e redditizie mosse in questa direzione dei grandi nomi del lusso. La stessa Nike ha annunciato la creazione di un mondo virtuale chiamato Nikeland, con momenti in-play che ricreano eventi sportivi globali e dove gli avatar degli utenti, tramite uno showroom dedicato, possono indossare abbigliamento e sneakers Nike.
Non mancano inoltre numeri a supporto: per il settore moda e lusso, gli introiti derivanti dalla realtà virtuale potrebbero ammontare, entro il 2030, a 50 miliardi di dollari (oltre 45 miliardi di euro). A dirlo è la banca d’affari americana Morgan Stanley, che ha stimato un’accelerazione crescente della domanda digitale per i brand di alta gamma.
“Il prossimo step – ha aggiunto Solly – è portare le persone ‘dentro’ internet. Sappiamo che non saremo l’unico gruppo a sviluppare il Metaverso, ma sicuramente potremo guidare questo cambiamento. Il Metaverso non si concretizzerà nel giro di pochi mesi. Tuttavia, alcune funzioni come l’AR sono già in uso e le aziende sanno che un uso competente di queste innovazioni permetterà di muoversi più rapidamente rispetto ai competitor. Inoltre, queste tecnologie aumentano il livello di personalizzazione delle varie experiences offerte dai brand e la personalizzazione è, a sua volta, alla base della creazione di una community. Noi saremo parte di questa ‘revolution’ e vogliamo essere partner delle aziende”.
Queste sinergie richiederanno, con ogni probabilità, di affinare strumenti di tutela della proprietà intellettuale, di brand safety e dovranno consentire agli utenti, anche in un contesto immersivo, di avere un controllo delle modalità di trattamento dei propri dati. “Meta è consapevole delle tematiche che accompagnano l’evoluzione delle esperienze social – ha concluso il vice president Southern-Europe -. Privacy, proprietà intellettuale e brand protection, moderazione dei contenuti e contrasto alla cattiva informazione sono temi su cui siamo al lavoro da anni e su cui garantiremo un aggiornamento costante. Abbiamo lanciato un programma da 50 milioni di dollari in due anni che ci permetterà di lavorare con le università ed esperti sull’evoluzione di queste tematiche”.