Il 1° dicembre si è formalmente aperta la trattativa per il rinnovo del Contratto nazionale di lavoro del settore tessile abbigliamento, scaduto lo scorso 31 marzo, che riguarda circa 45mila aziende di tutto il Paese, con quasi 400mila addetti.
“Con l’apertura della piattaforma odierna inizia un percorso complesso per affrontare la gravissima crisi della filiera del tessile e abbigliamento, per la quale occorrono soluzioni straordinarie – ha dichiarato il presidente di Smi-Sistema Moda Italia, Marino Vago -. È indispensabile un piano di interventi specifici a livello istituzionale, per accompagnare la mutazione profonda che caratterizzerà il sistema per i prossimi tre anni”.
Durante un incontro svoltosi in video conferenza per le limitazioni imposte dalla pandemia, Smi ha presentato alle organizzazioni sindacali Femca-Cisl, Filctem-Cgil e Uiltec-Uil la situazione del settore sulla base dell’indagine relativa al terzo trimestre 2020 realizzata dal Centro Studi di Confindustria Moda.
Lo studio ha evidenziato che per l’anno in corso è previsto un calo di fatturato di settore pari a circa il 30%, che equivale a una riduzione del volume d’affari di oltre 16 miliardi di euro (sui 55 miliardi del 2019). E le stime non sembrano migliori per il 2021 che, si legge nella nota, “si prospetta come un anno di grandissima difficoltà, perché la domanda difficilmente potrà portarsi in breve tempo ai livelli normali e la successione delle stagioni produttive risulta già largamente compromessa”.
Emerge, da questi dati, la gravità della situazione che tutta la filiera del tessile abbigliamento sta vivendo, dalle aziende della parte ‘a monte’, fino alla confezione dei capi finiti e alla distribuzione al consumatore finale in tutto il mondo.
“In questa situazione eccezionale, con l’apertura della trattativa per il rinnovo del Contratto nazionale di lavoro, Smi ha accettato la sfida di condividere i grandi problemi del settore con le organizzazioni sindacali, per definire una piattaforma di proposte comuni, specifiche e concrete, da sottoporre al Governo – sottolinea il comunicato stampa -. Il settore moda, infatti, risulta secondo tutte le statistiche di gran lunga il più colpito, tra tutti i settori industriali, dagli effetti della pandemia, al pari di settori non industriali come il turismo e i servizi. Merita perciò un’attenzione e interventi particolari anche da parte di tutte le istituzioni, perché il Paese intero non può permettersi di abbandonare al suo destino il secondo settore manifatturiero italiano, che esporta in tutto il mondo la qualità della vita e dei prodotti del made in Italy”.