A settimana della moda conclusa, si tirano le somme delle interazioni online. Dove a dominare resta Instagram, a discapito dell’annunciata novità Snapchat.
La democratizzazione delle sfilate, per adesso, passa dai social. Stando ai dati di Blogmeter diffusi da Cnmi-Camera nazionale della moda italiana, l’edizione milanese della fashion week che si è appena conclusa ha generato oltre 40 milioni di interazioni su Instagram. Certo, restano lontani i 200 milioni delle settimane della moda di New York, ma per Milano si tratta comunque di un notevole passo avanti, rispetto ai 10 milioni di interazioni dello scorso marzo. Instagram, peraltro, si conferma il vero benchmark del successo social. Seguito da Twitter. Mentre resta ‘confusa’, per quanto assai sbandierata alla vigilia, la valenza di Snapchat, complice anche la poca tracciabilità insita al social, le cui storie dei singoli utenti restano online per sole 24 ore e non si possono commentare pubblicamente. Alcuni dei défilé, tra cui quello di Gucci, sono stati ripresi su Snapchat in presa diretta dagli account ufficiali dei brand stessi, anche se la portata non è stata tale a quella avuta in altre città. Per esempio, a New York, il partner di Snapchat per le sfilate è stato addirittura Vogue Us, e, durante la sfilata di Desigual, le modelle hanno calcato le passarelle con un trucco ispirato ai celebri filtri del social. In Italia, in occasione della settimana della moda, Cnmi ha lanciato il proprio profilo Snapchat, Mfw_official, su cui sono andati in onda i momenti più rappresentativi della kermesse. L’organizzazione ha inoltre allestito una Blue Room Twitter presso il Fashion Hub dove, grazie all’applicazione Twitter Q&A, si sono succeduti una serie di protagonisti del sistema moda.
I RISULTATI DEI BRAND
Ma il social più efficace, appunto, è risultato, ancora una volta, Instagram. Secondo l’Instagram Fashion Index di Blogmeter, l’osservatorio che monitora le performance dei brand che sfilano in calendario (68 in tutto, dei quali 66 con account Instagram) in termini di engagement, nuovi followers, autori unici, top content e influencer, a guidare la classifica delle griffe più performanti sul social network è stato Gucci, che ha sbaragliato la concorrenza con 2,4 milioni di interazioni e 123mila nuovi follower. In particolare, l’hashtag più coinvolgente è stato quello relativo al designer #alessandromichele, presente in quasi tutti i 67 post pubblicati dalla maison fiorentina. Segue per numero totale di interazioni generate Moschino (1,5 milioni), che si attesta tra l’altro come il brand più attivo della settimana della moda milanese con 90 post: la griffe ha coinvolto gli Instagramers con le numerose foto dedicate a influencer del calibro di Irina Shayk, Gigi e Bella Hadid. Completa il podio dei più coinvolgenti Fendi che ha collezionato ben 1,2 milioni di interazioni, la maggior parte inidirizzate ai post che avevano come protagonista ancora uan volta Gigi Hadid e il direttore creativo Karl Lagerfeld. Anche Prada che, subito dopo il leader Gucci, dispone di un’ampia fan-base con ben 9,8 milioni di seguaci su Instagram, si è distinto in termini di engagement (circa 1 milione). Tra i brand che hanno acquisito più follower durante le sfilate compare Versace (86,2mila) che ha pubblicato, tra l’altro, il contenuto più coinvolgente del proprio evento con le due sorelle Gigi Hadid e Bella Hadid. Ed è stata proprio la designer ad aver scelto ‘Stories’, il nuovo formato di Instagram, per condividere il dietro le quinte della sfilata, ‘appropriandosi’ per un giorno del profilo ufficiale @instagram. Versace, che è stata la prima fashion designer a utilizzare la feature, ha avuto così l’opportunità di raccontare ai 189 milioni di seguaci dell’account il proprio lavoro quotidiano oltre che di svelare loro un’anteprima del fitting e delle prove in passarella dei modelli. Con ‘Stories’, attraverso cui si possono condividere video brevi che hanno una durata di appena 24 ore prima di scomparire, proprio come su Snapchat, Instagram è stata in grado di rubare la scena al social del fantasmino, che ha proprio nei video brevi il proprio cavallo di battaglia.
di Caterina Zanzi