Cadute nell'Unione europea le ultime quote sull'import, da sabato 1 gennaio 2005 l'ingresso dei tessili e delle calzature cinesi è libero e preoccupa gli imprenditori del settore. Per i timori di un afflusso incontrollato di prodotti, due mesi fa l'Italia ha proposto alla Commissione europea più strette misure di sorveglianza e monitoraggio. La proposta è stata accettata. Severi controlli sono necessari soprattutto per il porto di Napoli, diventato la porta d'ingresso privilegiata, in Italia e quindi in Europa, dei prodotti tessili made in China.
Una porta che richiede molta attenzione perché, secondo un rapporto del Secit, l'ufficio dei superispettori tributari, i controlli sono inadeguati. Se a Genova e alla Spezia giungono più tessuti di qualità migliore, a Napoli arrivano più capi sintetici, ma si registra una “anomalia napoletana” dovuta a “diffusi fenomeni di sottofatturazione della merce cinese” per “ridurre artificiosamente l'imponibile dei dazi doganali e dell'Iva”. C'è poi un “contesto ambientale” che sembra fatto apposta per favorire il crimine organizzato.
Estratto da Corriere della Sera del 3/01/05 a cura di Pambianconews