Non chiamatelo più marchio di nicchia. Dopo il raddoppio del fatturato nel 2012 (+104% in un solo anno), Roger Vivier sta diventando uno dei marchi di punta del gruppo Tod’s e punta ad arrivare ai 100 milioni di euro di ricavi entro la fine del 2013. Il dato viene citato in un report redatto da Mediobanca e sottolinea la crescita vorticosa della storica etichetta di calzature di lusso. Nel 2011 il giro d’affari di questo marchio era attorno ai 36 milioni di euro, in progresso del 67 per cento. Nel 2012 ecco che i ricavi balzano a quota 74,5 milioni di euro, raggiungendo quelli di Fay. E solo nei primi tre mesi di quest’anno Roger Vivier ha messo a segno un vigoroso +101,5% che l’ha portato a raggiunger 26 milioni di euro (contro i 15 circa di Fay). Così, entro la fine dell’anno il marchio di calzature di lusso, dopo aver scalzato Fay e con 100 milioni di euro di giro d’affari si avvicinerà ai top brand del gruppo, e in particolare a Hogan che continua d’altro canto a dover fare i conti con una flessione delle vendite (-21% nel primo trimestre dell’anno per un turnover di 70 milioni nello stesso periodo) dovuto sostanzialmente alla debolezza del mercato italiano e alla razionalizzazione del numero di punti vendita wholesale lungo lo Stivale. Di contro, invece, quello che ha premiato Roger Vivier è stato proprio l’approccio massiccio verso l’estero e verso quelle aree emergenti dalle grandi potenzialità di crescita economica e sostanzialmente amanti del lusso inteso come status symbol. Non a caso il marchio conta 17 boutique nel mondo ma solo quattro di queste sono in Europa (e comunque nelle città top, Milano, Parigi, Londra e Mosca), il resto è diviso tra Nord America (5 store) e Asia, in modo particolare Cina dove il numero dei monomarca arriva a quota 7 con Hangzhou ultimo, almeno per ora, della lista. Ma la lista cinese dovrebbe, secondo i piani dell’azienda, allungarsi nei prossimi anni e toccare poi altre aree strategiche come il Medio Oriente. Tutti elementi che confermano le attese di crescita del marchio. Che a medio termine potrebbe arrivare a soffiare anche sul collo di Hogan.