Con un fatturato a otto zeri, Roberto Coin in trent'anni non è mai andato in rosso, è considerato dagli americani alla stregua di un «piccolo Bulgari», ha aperto un ufficio marketing di 60 persone in Fifth avenue a New York e ha Alicia Keys e Pierce Brosnan tra i suoi clienti affezionati.
Ora il piccolo laboratorio è diventato un gruppo di quattro aziende (la cui capofila, Roberto Coin spa, fattura 34 milioni) che arrivano a un giro d'affari a otto zeri, una specie di minifiliera che va dalla produzione alla distribuzione, costruita nella discrezione più assoluta. «Apparire non mi piace» dice Coin « non sarei più libero. L'importante è aver comunicato bene il prodotto, soprattutto all'estero».
Il vero colpo di genio arriva, però, a ridosso del 2000, grazie a un'alleanza con un tagliatore di diamanti. «Ci ha contattato: cercava un partner per creare un diamante nuovo a farne un marchio. Gli ho detto the doveva farlo come dicevo io». Così, dopo due anni di sforzi congiunti, è nato «100» , una pietra a cento sfaccettature, gioiello venduto nel 2004 negli Usa e nel 2005 in Russia, prodotto e commercializzato dalla società nata ad hoc, partecipata al 50% da Coin e al 50% dall'azienda tagliatrice. «Produrre una cosa del genere richiede perizia, se si sbaglia il taglio la pietra perde il 25% del valore. Imitarla quindi è un rischio altissimo».
Estratto da Economy del 14/10/05 a cura di Pambianconews