L’Asia e le acquisizioni trainano i conti di Richemont. Nei dodici mesi al 31 marzo scorso, il colosso svizzero dell’hard luxury, controllante, tra gli altri, dei marchi Cartier, Piaget e Van Cleef & Arpels, ha registrato vendite in crescita del 27% per 13,9 miliardi di euro e utili più che raddoppiati (+128%) a 2,7 miliardi. Circa la metà dei profitti, spiega una nota di Compagnie Financière Richemont, fa capo alla rivalutazione delle azioni Ynap già detenute prima dell’acquisizione completa. Al netto di questa operazione, l’aumento dei profitti è pari al 15 per cento. A +5% i profitti operativi che sfiorano i 2 miliardi di euro.
“Escludendo Ynap e Watchfinder – si legge nella nota – le vendite sono aumentate dell’8% a cambi costanti, con la progressione di tutte le aree geografiche, eccetto il Middle East e l’Africa. L’Asia-Pacific e le Americhe hanno messo a segno una crescita a doppia cifra, spinte da Cina, Hong Kong, Corea e Stati Uniti”.
A livello dei canali di vendita, il retail evidenzia una progressione dell’8%, mentre il wholesale guadagna 7 punti percentuali. Sia le vendite di orologi sia quelle di gioielli registrano, infine, un incremento del 10 per cento. “Le vendite degli specialist watchmakers negli store a gestione diretta – continua il comunicato di Richemont – sono cresciute a doppia cifra con performance particolarmente positive per Vacheron Constantin, Jaeger-LeCoultre e Iwc“.
Richemont ha proposto un dividendo di 2 franchi svizzeri per azione, in crescita del 5 per cento.
In mattinata, le azioni della società perdevano l’1,3% alla Borsa di Zurigo. In calo nelle stesse ore anche il titolo del competitor Swatch Group (-2,36 per cento).
“Gli analisti – precisa Reuters – hanno apprezzato la performance delle vendite di Richemont, ma hanno criticato la redditività debole del business degli orologi, che sta riorganizzando la distribuzione per concentrarsi maggiormente sull’online e sui negozi in gestione diretta, piuttosto che sui multibrand”. Mentre i marchi di gioielli vantano un margine operativo forte, del 31,5%, il margine dei brand orologeria è stato infatti del 12,7 per cento. “La redditività sembra essere ancora in ritardo soprattutto nella divisione di orologiai specializzati”, ha affermato Melania Grippo, analista di Exane Bnp Paribas.