Il Covid-19 impatta sul quarto trimestre dell’esercizio 2019-2020 di Richemont. Nei 12 mesi al 31 marzo scorso il colosso svizzero dell’hard luxury ha registrato un fatturato di 14,2 miliardi di euro, in aumento del 2%, mentre li profitti netti sono scesi del 67% a 931 milioni. Il dato dell’utile, che manca le stime degli analisti (consensus Refinitiv: 1,29 miliardi di euro), si confronta con il balzo dello scorso anno, quando la rivalutazione di Yoox-Net-A-Porter aveva raddoppiato di profitti. L’utile operativo è sceso del 22% a 1,52 miliardi e il relativo margine si è attestato al 10,7% rispetto al 13,9% di un anno fa.
Secondo quanto riporta la nota del gruppo, che controlla maison come Cartier, Piaget e Van Cleef & Arpels, la performance annuale è stata trainata dalla gioielleria e dalla galassia Ynap. A livello geografico, il calo mid-single digit (quindi intorno al 5%) delle vendite in Asia-Pacifico, dove ha pesato l’instabilità di Hong Kong, è stato in parte compensato da Giappone, Europa e Americhe.
Nel ultimo trimestre dell’esercizio, i ricavi di Richemont hanno accusato gli effetti dell’emergenza sanitaria globale, scendendo del 18%, con l’Asia-Pacifico a -36% e, all’interno di questo dato, il crollo di Hong Kong (-67%), piazza orientale di riferimento per il lusso. Meno marcata la flessione in Europa e nelle Americhe, entrambe a -9 per cento.
In mattinata le azioni del gigante guidato da Johann Rupert perdevano quasi 3 punti percentuali alla Borsa di Zurigo.
“Stiamo vivendo – conclude la nota di Richemont – una fase senza precedenti, con disruption significative e simultanee in diverse parti del mondo. Le chiusure dei punti vendita, diretti e non, il cambiamento delle abitudini di consumo e una debole inclinazione agli acquisti peseranno sui risultati di quest’anno, anche se, in questo momento, le operazioni stanno gradualmente riprendendo nelle aree del mondo che emergono dal lockdown. È per questo impossibile fare previsioni significative”.