Il rallentamento delle vendite in Cina frena i conti di Richemont. Il gruppo svizzero del lusso, infatti, ha registrato nei primi sei mesi dell’esercizio ricavi in crescita del 2% a 5,43 miliardi di euro, in linea con le attese del mercato, grazie soprattutto al progresso del 10% nei gioielli che ha controbilanciato il declino degli altri business. In deciso calo, invece, l’utile netto che è sceso del 23% a 907 milioni di euro.
“In questo difficile contesto – ha sottolineato il presidente Johann Rupert – le maison del gruppo hanno beneficiato del successo del lancio di nuovi prodotti e, in alcuni mercati, degli aumenti di prezzo. Inoltre, i prezzi delle materie preziose inferiori e le misure di contenimento dei costi hanno contribuito a mitigare le vendite deboli e l’impatto negativo complessivo dei tassi di cambio. Il calo del risultato operativo è stato limitato al 4 per cento”. Il Gruppo attribuisce il calo dei risultati essenzialmente a oneri dell’ordine di 239 milioni di euro legati al mark-to-market delle posizioni di copertura sui cambi.
Per quanto riguarda i mercati, l’Asia Pacific, che ha pesato per il 38% del giro d’affari di Richemont, ha registrato un declino dei ricavi del 2%; Europa e Medio Oriente (39% del totale) sono progrediti del 6% nei sei mesi, mentre le vendite nelle Americhe hanno segnato un +10 per cento.
“L’ambiente esterno – ha continuato il chairman – rimane difficile in vista del periodo della holiday season. In una prospettiva a più lungo termine, la qualità dei nostri prodotti, le capacità dei nostri artigiani e la forza finanziaria di Richemont ci permettono di guardare avanti positivamente. Rimaniamo fiduciosi che la domanda di prodotti di alta qualità continuerà a crescere nel mercato globale”.
Alla Borsa di Zurigo, il titolo del gruppo questa mattina segnava un rialzo del 4,4 per cento.