I concessionari italiani puntano alla conferma dei numeri dello scorso anno. L’acquisizione di Bucherer da parte di Rolex potrebbe innescare nuove aggregazioni, mentre scendono valutazioni e prezzi del secondo polso.
C’è una “base di confronto non favorevole” – per dirla con le parole della Fédération de l’industrie horlogère suisse (Fh) – al centro dell’analisi dell’andamento del mercato degli orologi di lusso e dei relativi concessionari. Ci sono infatti un 2022 da record, alimentato dal revenge spending post-pandemia, e un 2023 che conferma il segno più, ma che si chiuderà, con ogni probabilità, all’insegna della normalizzazione. Un fenomeno atteso quanto la fine della bolla speculativa del secondo polso, con valutazioni e prezzi che, spiega il Bloomberg Subdial Watch Index, si sono sgonfiati di circa il 20% in un anno. Lo scorso settembre, l’export degli orologi svizzeri ha evidenziato una progressione, ma ad un ritmo più lento rispetto al mese precedente: le esportazioni si sono attestate a 2,3 miliardi di franchi (2,4 miliardi di euro), a +3,8 per cento. Ad agosto la crescita era pari al quattro per cento. L’espansione è avvenuta malgrado l’andamento negativo di Stati Uniti (-6,4%) e Cina (-5,5 per cento). Nei primi nove mesi dell’anno l’export orologiero è aumentato dell’8,6%, a 19,6 miliardi. La Fh ha rimarcato come gli ultimi due anni abbiano avuto un balzo di difficile paragone: dopo la netta flessione del 2020, nel 2021 l’export ha raggiunto i 22,3 miliardi di franchi (+31,2%) e poi 24,8 miliardi nel 2022 (+11,4 per cento).
CONFRONTO IMPARI
“Nel 2022 – ha raccontato a Pambianco Magazine Umberto Verga, presidente di Verga 1947, gruppo da circa 30 milioni di euro di fatturato – abbiamo vissuto un momento forse irripetibile, con performance di vendita spinte dal revenge shopping. Ora invece entrano nel vivo gli effetti dell’inflazione e delle drammatiche contingenze internazionali. Il 2023 non è un anno di rallentamento, quanto di ‘riposizionamento’ per questo mercato, a partire dalla stessa concezione degli oggetti in vendita. Se nel 2022 gli orologi sono spesso stati acquistati con un fine speculativo, ora tornano ad essere beni di lusso da possedere e tramandare”. Quanto al secondo polso, l’attenzione è sull’entrata in vigore, anche in Italia, del programma di usato certificato di Rolex. “Nel medio termine – ha aggiunto Verga – il ‘sigillo’ Rolex Certified Pre-Owned farà la differenza e permetterà ai concessionari ufficiali di avere anche un importante ritorno di immagine”.
CAPACITÀ DI RINNOVARSI
Il 2022 è stato un anno record anche per Bartorelli Gioiellerie, presente a Bologna, Riccione, Milano Marittima, Forte dei Marmi, Cortina d’Ampezzo e, prossimamente, Firenze. “Per noi il 2022, con circa 56 milioni di euro di fatturato, è stato il quinto anno di crescita consecutiva – ha dichiarato Carlo Bartorelli, alla guida del gruppo -. La progressione è sia nelle vendite di orologi che di gioielleria. Il 2023 si chiuderà in linea con lo scorso anno, ma con una marginalità superiore, legata anche all’aumento dei prezzi dei luxury watches”. A preoccupare, per il 2024, è lo scenario geopolitico globale: “Il lusso ha bisogno di allargare la sua platea, di avere nuovi clienti. In questo senso, i conflitti e il rallentamento dell’economia europea non sono fattori rassicuranti. Servirà tempo anche per valutare la ripresa del mercato cinese”. Tra le novità recenti di Bartorelli Gioiellerie ci sono le aperture monobrand in partnership con Bulgari, Hublot, Jaeger-LeCoultre e Iwc, oltre al lancio della propria linea di gioielleria. “Il business multimarca soffre se non si affianca una strategia monomarca vincente”, ha chiosato Bartorelli, che non esclude che quanto accaduto lo scorso agosto, quando Rolex ha rilevato lo storico rivenditore Bucherer, possa aprire la strada a nuove operazioni nel settore, a livello globale.
Pisa Orologeria, realtà milanese che ha fatto di via Verri la “via del Tempo”, ha chiuso il 2022 con ricavi complessivi per oltre 90 milioni di euro; la società ha confermato il trend di crescita degli ultimi anni e superato di circa il 17% i ricavi del 2019. Il 2022 ha visto “l’affermarsi della fidelizzata clientela italiana”, alla quale si è accostata la sempre più importante presenza straniera: Stati Uniti, Emirati Arabi e Regno Unito sono i Paesi stranieri che hanno performato meglio nel 2022. I dati sono in linea con la ripresa turistica della città di Milano e, in particolare, del Quadrilatero e di via Verri. Il target per il 2023 – ha commentato Chiara Pisa, AD di Pisa Orologeria – “è eguagliare i buoni risultati dello scorso anno, tenendo presente che il 2023 ci ha visti protagonisti di nuove aperture e trasformazioni”. In primavera, l’azienda ha inaugurato la boutique A. Lange & Söhne, la prima in Italia, frutto di un lungo percorso di collaborazione con il marchio tedesco. “La cura con cui ci siamo dati alle ristrutturazioni e alle inaugurazioni delle boutique monomarca – ha precisato Chiara Pisa – ci ha fatto comprendere che anche il flagship store, cuore della nostra attività, avrebbe potuto evolvere verso un concept più performante. A luglio abbiamo riaperto al pubblico il piano terreno del negozio, con i nuovi shop-in-shop di Iwc e Jaeger-LeCoultre, oltre al meraviglioso Espace Cartier. Nel corso del prossimo anno anche gli altri piani saranno coinvolti nei progetti del restyling”.
Infine, nei 12 mesi al 31 marzo 2023 il Gruppo Damiani ha registrato ricavi superiori ai 300 milioni di euro, in aumento a doppia cifra rispetto all’esercizio precedente. Numeri brillanti, che secondo Fabrizio Giaccon, director of sales & marketing di Rocca, insegna del Gruppo Damiani, sono conferma della capacità di offrire servizi di alto livello alla clientela. “In ottica di crescita – ha concluso il manager – guardiamo all’espansione internazionale con interesse, per cogliere opportunità specifiche in location potenziali con i migliori partner, con le opportune cautele”. Oltre alla presenza a Lugano, in Svizzera, l’azienda è da poco approdata a Tirana, in Albania.