Commentando i dati del primo trimestre di quest'anno il patron di Lvmh, Bernard Arnault, dice: «In un contesto geopolitico così instabile come quello in cui stiamo vivendo, abbiamo raggiunto risultati decisamente superiori agli obiettivi che ci eravamo posti. Lvmh è cresciuto del 6 per cento, realizzando un giro d'affari di 2.803 milioni di euro. Questo anche grazie al grande successo di Louis Vuitton che ha messo a segno incrementi a doppia cifra». Un riconoscimento all'operato di Yves Carcelle, promosso presidente di Louis Vuitton nel dicembre del 2002, ma che da anni all'interno del gruppo francese guida Lvmh Fashion Group.
E sarà lo stesso Carcelle che all'assemblea generale del 15 maggio, darà conto agli azionisti dello stato dell'arte della #'sua'' società, snocciolando strategie e dati. Nel 2002 Louis Vuitton ha sviluppato una cifra d'affari di 4.194 milioni di euro (contro i 3.612 del 2001), con un risultato operativo di 1.297 milioni (erano 1.270 l'anno prima). E ha visto crescere il numero dei clienti in Europa, Stati Uniti e Giappone. In cifre: +8 per cento nel Vecchio Continente, +12 negli Usa e +15 sul mercato nipponico. A fine 2002 i negozi firmati LV erano 299. Di questi, sette nuovi di pacca ( uno a Tokyo, e due tra Kobe e Osaka, e poi Mosca, Amsterdam, Macao e un altro in Germania) e una trentina completamente rinnovati e allargati. La tabella di marcia per il 2003 prevede entro dicembre, un'altra quindicina di nuove aperture (Canada, Stati Uniti, India, Germania e Italia), e il restyling con relativo allargamento, di quaranta boutiques. In più, è prevista l'apertura di due nuovi flagship: il primo nella quinta strada a New York e il secondo (entro il 2004) sugli Champs Elysée a Parigi.
Ma giovedì 15 maggio, gli azionisti riuniti in assemblea per l'approvazione del bilancio 2002 (che ha chiuso con una crescita del risultato operativo del 29 per cento, una capacità di autofinanziamento del 65 per cento ), oltre alla soddisfazione per i risultati superiori alle aspettative, dovranno fare i conti con un ospite inatteso: l'epidemia che arriva dalla Cina. E che potrebbe scompaginare tutte le strategie operative.
Estratto da Affari & Finanza del 5/05/03 a cura di Pambianconews