Puma supera le attese del mercato nel Q2 dell’esercizio fiscale, ma conferma il rallentamento del mercato americano, piazza di rilievo per lo sportswear internazionale. Nei tre mesi, il gruppo di Herzogenaurach ha registrato vendite in aumento dell’11% a 2,12 miliardi di euro, portandosi oltre i 2,05 miliardi attesi dal consensus Refinitiv. Il dato riflette il +25% dell’area Emea, il +24,4% dell’Asia-Pacific e una flessione del 4,4% nelle Americhe. Maggiori complessità, invece, sul fronte della redditività: l’utile netto risulta infatti in calo del 16,2% a 172,3 milioni di euro.
Nei primi sei mesi dell’anno, le vendite hanno segnato un +12,7% portandosi oltre i 4,3 miliardi di euro. Anche in questo caso, a trainare sono Asia-Pacific (9+26%) e area Emea (+25,2%), mentre le Americhe confermano il segno meno (-2,7 per cento). Sul fronte dei profitti, la flessione semestrale è pari al 34,7% per 55 milioni.
“Siamo perfettamente sulla buona strada per raggiungere le nostre prospettive per l’intero anno nel 2023”, ha commentato il CEO Arne Freundt. “Puma ha continuato a crescere a due cifre, dimostrando un forte slancio del marchio, nonostante l’ambiente volatile. Le nostre priorità strategiche brand elevation, vincere negli Stati Uniti e in Cina sono fondamentali per la futura traiettoria di crescita del marchio”, ha concluso il manager, in carica da gennaio. Alla luce dei risultati, il management ha deciso di mantenere gli obiettivi già annunciati, prevedendo “un terzo trimestre positivo che potrebbe portare all’adeguamento della guidance”. Per il 2023, Puma stima un risultato operativo compreso tra 590 e 670 milioni di euro e una crescita dei ricavi “high single-digit”.
In mattinata le azioni di Puma guadagnavano quasi il 2% alla Borsa di Francoforte, dopo aver chiuso a +5,5% nella giornata di ieri. Tuttavia, da parte dei vertici di Puma non sono mancate parole di prudenza: “Attualmente non vediamo segni di miglioramento negli Stati Uniti”, ha aggiunto Freundt nella conference call. Il settore dell’abbigliamento sportivo – ricorda Reuters – sta ‘lottando’ con l’indebolimento della domanda in Nord America e una ripresa più lenta del previsto in Cina, dove Nike, Adidas e Puma affrontano inoltre la crescente concorrenza da parte dei marchi locali.
A livello globale, Puma ha dichiarato di aver raggiunto l’obiettivo di “normalizzare i livelli delle giacenze entro la metà dell’anno”. Tuttavia al 30 giugno scorso il valore dell’inventario è cresciuto dell’8%, passando dagli 1,98 miliardi dello stesso periodo di un anno fa a quota 2,14 miliardi.