Primo trimestre d’oro per Puma che supera le attese degli analisti. La società ha affermato che l’Ebit è aumentato del 27% a 196 milioni di euro nei primi tre mesi del 2022, rispetto alla previsione media degli analisti di 181,5 milioni di euro, secondo quanto riportato da Reuters. In sensibile aumento anche i ricavi che si sono portati a quota 1,91 miliardi di euro (+19,7%). Cresce soprattutto l’area delle Americhe, con un +44,1%, dove le vendite si sono attestate a 815,9 milioni. Incrementi a doppia cifra anche in Europa (+25,5% a 708,8 milioni di euro). In controtendenza l’Asia Pacifico, dove il fatturato è sceso del 17%, fermandosi a 387,4 milioni, complici le restrizioni anti-Covid e il boicottaggio dei prodotti fatti in Occidente nella Cina mainland.
L’aumento delle incertezze sul fronte geopolitico internazionale ed economico ridimensiona gli entusiasmi per l’anno in corso. “Sulla base di un primo trimestre così forte, normalmente alzeremmo l’outlook per l’intero anno- ha commentato l’AD di Puma Bjorn Gulden in una nota – Ma dato l’aumento delle incertezze, abbiamo deciso di mantenere le previsioni iniziali”. L’outlook per il 2022 resta quindi confermato su un obiettivo di crescita del turnover del 10%, con un ebit compreso tra 600 e 700 milioni di euro.
Tornando ai dati del trimestre, tra i canali distributivi, il direct-to-consumer è aumentato del 7,1% a 384,0 milioni di euro. Le vendite nei negozi al dettaglio di proprietà e gestiti sono aumentate del 21,3% mentre l’e-commerce è diminuito del 13,2% “poiché abbiamo continuato a dare la priorità ai nostri rivenditori quando l’offerta era limitata ea causa dell’attuale contesto di mercato nella Grande Cina”. Spicca invece l’incremento del canale wholesale, che rappresenta il principale ambito di vendita del marchio con una quota che sfiora l’80 per cento. Nel primo trimestre ha messo a segno un +23,3%, a 1,52 miliardi. Secondo Business of fashion, Puma ha “beneficiato del fatto che Nike e Adidas hanno lasciato il commercio all’ingrosso per concentrarsi sui loro canali diretti”. Spiega la testata: “Per gran parte dell’ultimo decennio, Puma è stata nel limbo, troppo piccola per competere con Nike e Adidas, troppo grande per respingere nuovi rivali di nicchia. (…) Ma il marchio tedesco di abbigliamento sportivo potrebbe aver finalmente trovato il suo posto nel mercato”, attraverso appunto il canale wholesale. Il commercio all’ingrosso nelle grandi catene specializzate in sportswear rappresenta un’opportunità per Puma perché i suoi competitor hanno diminuito la loro presenza in questo ambito. Nike, per esempio, secondo quanto riportato da Bof, prevede che le vendite dirette al consumatore rappresenteranno il 60% delle sue entrate totali entro il 2025, rispetto al 39% del 2021.