Il lusso non può diventare un mercato di massa. Lo direbbe la parola stessa, lo ribadisce Alain-Dominique Perrin, amministratore esecutivo del gruppo Richemont, in un'intervista a Le Monde che è anche un j'accuse a chi «crea confusione fra moda e lusso». Nel mirino, il gruppo Lvmh e Gucci. Anzi, Tom Ford. «Ha commesso un grande errore: aver creduto di poter creare impunemente e indifferentemente per Gucci, Yves Saint Laurent, Boucheron… Ma il pubblico non è stupido: quando entra in boutique per un Ysl non vuole un «Tom Ford per Ysl» o, peggio, un «Gucci per Ysl». La sua è la tipica visione americana delle cose: se un solo designer bastasse per disegnare tutte le griffe, sarebbe la morte del lusso».
Un lusso che, ribadisce Perrin, attualmente deus ex machina della Fondation Cartier pour l'art contemporain, è e deve rimanere esclusivo. E non mescolarsi alla moda. «Credo che Lvmh, diventando un gruppo votato alla moda, abbia mescolato i generi: ora il pubblico, anche grazie ai media, è costantemente in contatto con la moda, è al corrente di tutte le tendenze: questo ha contribuito ad attenuare la forza del lusso, nella sua accezione di inaccessibilità. Oggi la clientela della moda di lusso (pàp di lusso, non haute couture naturalmente) riesce a percepire la differenza fra Zara e Prada, ma il differenziale non è più la nozione di lusso, è il prezzo».
Estratto da Le Monde del 28/12/04 a cura di Pambianconews