Brand e produzione rigorosamente made in Naples. Nasce nello stabilimento di Caivano e in una miriade di microimprese dell'hinterland la linea Harmont & Blain del gruppo napoletano Pdm. L´azienda di sportswear maschile qualche mese fa ha festeggiato i dieci anni di attività e secondo le previsioni chiuderà il 2005 con un fatturato compreso in una forbice tra 28 e 30 milioni contro i 14,3 del 2004 e gli 11 del 2003.
Come è si riusciti in un impresa così ardua? A sentire l'AD Domenico Menniti, seguendo la strada della qualità. «Il nostro è un prodotto made in Italy con l´85% della produzione a Caivano, spiega l´ad, in provincia di Napoli, dove abbiamo circa 100 dipendenti e una rete di laboratori che lavorano per noi con altri 500 addetti. Non sono cinesi» puntualizza.
Harmont & Blaine è uno dei 20 marchi della moda italiana che ha messo piede in Cina per vendere anziché per produrre a basso costo con otto boutique monomarca che a fine anno diventeranno 30. «Ci rivolgiamo solo ed esclusivamente a un consumatore con capacità di spesa altissima» dice Menniti, che viene dalla tradizione partenopea di produttori di guanti di pelle, «i nostri partner cinesi hanno una sorta di maniacale attenzione a escludere ogni prodotto che non abbia un attestato di produzione made in Italy. Questo ci porta a competere con marchi affermati a livello mondiale».
Il futuro del mercato della moda, secondo la filosofia Harmont & Blaine, è negli shopping mall, ovvero acquisti di grande qualità in strutture chiuse, protette anche dal punto di vista della sicurezza del consumatore. «Ma in Italia siamo ancora molto lontani da questa mentalità, spiega, forse l´unico è la Galleria Cavour a Bologna e c´è l´iniziativa del Gruppo Caltagirone nell´ex area industriale di Sesto San Giovanni a Milano».
Estratto da Affari&Finanza del 13/03/06 a cura di Pambianconews