Pasquale Bruni accelera nella digitalizzazione e guarda all’unicità della tradizione orafa e gioielliera italiana per la ripartenza nella fase post-Covid. Se il 2019 si è chiuso in modo molto positivo per la maison, che ha tagliato il nastro del nuovo store in via Montenapoleone a Milano, il 2020 fa i conti con uno scenario internazionale incerto, ma non per questo povero di obiettivi e progetti.
“I primi due mesi del 2020 sono stati molto positivi per noi – ha raccontato a Pambianconews Roberto Bocus, global commercial director dell’azienda con sede a Milano e produzione a Valenza -. I clienti stranieri sono arrivati a Milano per scoprire le nuove collezioni e gli ordini hanno segnato un +40% sull’anno precedente. L’emergenza sanitaria e il lockdown hanno di fatto accelerato il nostro processo di digitalizzazione”. Oltre all’e-commerce b2c, lanciato a dicembre, Pasquale Bruni ha anche potenziato lo showroom digitale per i clienti wholesale. L’e-shop serve già tutto il mercato europeo e verrà esteso agli Stati Uniti, dove Pasquale Bruni è presente con una nuova filiale il cui presidente è Daniele Bruni, figlio del fondatore della Maison . “A questo – ha continuato Bocus – si affianca l’enorme importanza del retail fisico. Abbiamo lavorato per rendere ancor più alto il livello dei servizi offerto dalle boutique”.
Oggi Pasquale Bruni conta negozi a Milano, Roma, Parigi, da Printemps, e Tashkent, in Uzbekistan. Sono più di 400 nel mondo, invece, i partner wholesale. “Pasquale Bruni è una maison che ha il wholesale nel suo dna – ha precisato il manager -. Questo canale oggi genera l’80% del fatturato. È inoltre una maison con una forte propensione all’export. L’Italia, tra wholesale e retail, vale il 30% dei ricavi, dato che conferma l’importante riconnessione dei consumatori italiani con il brand. Fuori dai confini nazionali, i mercati principali sono la Russia e l’area dell’Ex Unione Sovietica, gli Usa, dove la filiale in gestione diretta registra un ottimo andamento, l’Europa e il Middle East. Nel 2020 avrebbe dovuto iniziare la nostra ‘avventura cinese’, ma è un progetto accurato che rimandiamo al 2021”. Del resto è nei 2021 che il manager colloca la potenziale normalizzazione dell’andamento delle vendite dell’intero settore dell’hard luxury. “Pasquale Bruni – ha concluso Bocus – non trascurerà, nel futuro, nessuno dei canali di vendita. L’e-commerce, che include il nostro portale ma anche partnership con alcune piattaforme luxury, è nato nel 2019 ma potrebbe valere il 10% del giro d’affari entro la fine dell’anno”.