Parcoats Firenze si appresta a svelare la sua prima collezione all’interno della Fortezza da Basso. Il nome del marchio è frutto di una crasi tra ‘parka’ e ‘coat’. La griffe debutterà durante la prossima edizione di Pitti Uomo (8-11 gennaio) presentando i capi realizzati sotto la direzione creativa di Simone Guidarelli e Masha Brigatti. Il brand di outerwear è prodotto dall’imprenditore Giovanni Allegri, dell’omonima famiglia nota per i capispalla.
Per la prima stagione, il brand ha intenzione di selezionare al massimo 50 vetrine fra store nazionali e internazionali, attraverso le quali promuovere il marchio ed il prodotto. L’azienda stima di totalizzare un migliaio di capi commercializzati con un volume di affari retail intorno agli 800mila euro. “Sono orgoglioso – spiega Allegri in un comunicato ufficiale – di presentare a Pitti Immagine Uomo Parcoats Florence, visto che proprio Firenze è la culla incubatrice di tutto il progetto e dove la mia famiglia ha sempre operato raggiungendo importanti risultati internazionali nel campo dello sportswear d’alta gamma”. L’idea del retail price è democratica con un range al pubblico che oscilla fra i 500 e i 1000 euro. “La contaminazione, che fa parte del dna del marchio, si riflette sulla proposta, dove all’interno dei parka si trovano dettagli tipici del blazer e dei trench. E questo melting pot si legge anche nel concetto stesso di collezione, pensata per i vari componenti di una family, nella quale, sempre in maniera democratica, ognuno mantiene la sua unicità, che è alla base della forza di un gruppo”, dichiara Giovanni Allegri.
La capsule uomo e donna A/I 2019-20 è composta da 24 pezzi ispirati alla sartorialità anni 70, fondata sui concetti di recupero e creatività. I materiali della tradizione come il panno di lana, il casentino, il bouclé, vengono affiancati a tessuti in tela di nylon e gabardine high tech. L’ispirazione parte dal concetto di tapestry, con il contrasto poi dato dal tessuto. Artigianale anche l’approccio alla realizzazione delle stampe: i disegni sono stati dipinti a mano in uno storico setificio di Como e sono stati volutamente non corretti dalle imprecisioni per ottenere un effetto artistico, non industriale.