L’appeal degli orologi da polso per gli italiani è ai livelli più bassi dal 2005. È quanto è emerso dalla 7° indagine di Assorologi. Secondo la ricerca, effettuata su un campione di 8mila famiglie, nel 2011 in Italia sono stati venduti 7,2 milioni di segnatempo per un valore di 1,18 miliardi di euro (-4,1% in volumi e -3,5% in valore sul 2010), a un prezzo medio di 164 euro, stabile rispetto agli anni passati.
Più evidente il calo nella seconda metà dell’anno, influenzato soprattutto dalla situazione economica negativa del Paese. Il 48% degli orologi acquistati è da donna, contro il 38% da uomo che però rappresenta il 51% della spesa a valore. Prevalgono il movimento al quarzo (79% in volume, che scende al 57% in valore), in acciaio, con cinturino in metallo e funzione solo tempo.
Gioiellerie e orologerie tradizionali si confermano il canale principale (80% a valore), con una crescita particolare delle “catene” situate nei centri commerciali, seguite dai negozi monomarca (8%). In aumento gli acquisti via internet (5% a valore). Dopo dicembre, il mese in cui si sono concentrate le vendite è stato agosto, passato dal 4° al 2° posto, grazie anche al boom degli acquisti di orologi cheap “estivi”. La fascia di prezzo 0-100 euro rappresenta il 52% dei pezzi acquistati, pari al 18% dei ricavi, mentre quelli tra i 1000 e i 3000 euro valgono il 34% del totale.
Il 58% degli acquisti è per un regalo, principalmente per parenti e conoscenti/amici. A influenzare maggiormente la decisione d’acquisto sono il design e la marca, seguiti dal prezzo. Da rilevare infine che solo il 12% degli intervistati si è detto intenzionato a comprare un orologio nel 2012 e che la penetrazione sul totale degli individui, indicatore fondamentale per determinare l’appeal del prodotto, si è attestata al 10,5%, il livello più basso degli ultimi 6 anni.
“Nonostante i dati positivi diffusi dall’Istat e sull’export svizzero, la sensazione è che il momento sia davvero difficile” ha commentato Mario Peserico, presidente di Assorologi nonché AD di Eberhard & Co. Italia, “I dati sulla fiducia dei consumatori e la propensione all’acquisto sono preoccupanti. Tuttavia il nostro settore si è mostrato più solido di altri comparti, mi auguro che questo possa preludere a una ripresa nel medio periodo”.