L’assessore di Milano spiega perché, mentre le fashion week estere studiano nuove formule di contatto col pubblico, è difficile immaginare un Fuorisalone della moda.
Democratizzazione delle fashion week? Sfilate aperte al pubblico (magari pagante) per attirare il grande pubblico? Niente è escluso, ma, per ora, il Comune di Milano, nonostante i proclami del primo cittadino Beppe Sala per rendere il sistema della moda “quanto più aperto e inclusivo possibile, quanto più capace di diventare un momento di attrazione per tutti”, punta a trovare una terza via per entrare in contatto con il mondo ‘reale’ . Una alternativa concreta, a metà, quindi, tra la tendenza attuale di rendere tutto a portata di grande pubblico e l’ancien régime che considerava l’esclusività e la chiusura un filtro necessario per non stravolgere i ritmi del fashion. “La moda deve rafforzare l’osmosi con la città, ma senza stravolgere la sua natura”, precisa Cristina Tajani. Assessore a politiche del lavoro, attività produttive, commercio e risorse umane con delega a moda e design nella giunta Sala. Tajani è ormai diventato un punto di riferimento per il settore della moda. Nata a Terlizzi in provincia di Bari 37 anni fa, ha già ricoperto lo stesso incarico nella squadra del precedente sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, sviluppando una solida rete di rapporti con i principali attori del sistema, a cominciare da Camera della moda. E a Pambianco Magazine spiega perché la settimana della moda milanese cambierà, ma non imitando il Salone del mobile.
Niente prospettiva di un Fuorisalone per la moda milanese?
Va bene aprirsi, ma la moda non deve diventare quello che è il Fuorisalone per il design. Sono mondi differenti, con esigenze diverse e con un pubblico non equiparabile.
Cosa intende esattamente con l’auspicio a non stravolgere la fashion week?
La nostra intenzione è quella di rendere più fruibile per i cittadini alcuni eventi legati alla moda. Il nostro modello è la mostra ‘Crafting the future’ al Mudec di Milano, realizzata con il supporto del ministero dello Sviluppo Economico e Ice Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, che resterà aperta gratuitamente al pubblico fino al 13 ottobre. Continueremo quindi con mostre, spettacoli, concerti che hanno il fashion come motivo ispiratore. Peraltro, questo pacchetto di iniziative rientra nel Protocollo siglato da Camera nazionale della moda italiana e comune di Milano. L’obiettivo è arrivare a settembre 2017 con un nutrito palinsesto di eventi collegati alla moda aperti al pubblico.
A proposito del Protocollo di intesa tra Comune e Cnmi, quello attuale cosa include?
Quello in scadenza (in rinnovo a fine anno, ndr) prevede la gratuità della Sala delle Cariatidi per i marchi meno affermati e il supporto comunicativo del Comune di Milano per gli eventi.
In passato, la città ha già sperimentato il progetto delle sfilate aperte. Capitolo chiuso?
L’abbiamo già fatto con il progetto On Stage di Milano Unica, e con il progetto flash mob di White che ha portato lo scorso febbraio le modelle in piazza Duomo. Questo tipo di iniziative restano in linea con il nostro progetto. È chiaro, però, che sono possibili solo se partono dalle maison. Serve la disponibilità degli operatori, non basta solo la nostra.
La moda genera un indotto per la città di 42 milioni. L’idea di una maggiore apertura, seppur limitata a eventi collaterali, punta ad attirare più turisti o più cittadini?
Sicuramente, il grande pubblico e i turisti sono i destinatari principali degli eventi open della fashion week. Però non bisogna dimenticare che la settimana della moda la fanno principalmente gli operatori del settore. È una target di fondamentale importanza che ovviamente vogliamo mantenerere. È questo il senso della necessità di non stravolgere il momento delle sfilate.
Alcuni mesi fa si parlava della possibilità di una sfilata sul Tgv per sensibilizzare il pubblico. A quando?
So che se ne sta discutendo. Il progetto non è stato cancellato, ma non abbiamo ancora una data definita.
Lo scorso febbraio ha calcato per la prima volta le passerelle, sfilando da Chicca Lualdi per dire no agli stereotipi di genere. Lo rifarebbe?
è stata una bella esperienza. Ma diciamo che non è tra i miei progetti immediati.
di Milena Bello