L’edizione numero 97 di Lineapelle si è chiusa con un bilancio positivo per l’affluenza di compratori italiani e con un calo prevedibile di quelli esteri. In totale, sono stati oltre 19mila i visitatori accorsi tra il 2 e il 4 ottobre alla fiera leader nel settore dei materiali per la moda, in rappresentanza di circa 10.500 aziende e di 107 Paesi del mondo.
La flessione estera è legata principalmente ai buyer europei. L’organizzazione parla di una contrazione di presenze da Spagna, Gran Bretagna, Portogallo e Germania, parzialmente compensate dagli aumenti di Stati Uniti e Cina. Proprio la Cina, primo mercato di destinazione delle pelli italiane, aveva fatto segnare nel semestre un forte calo delle importazioni di conciato (-22%) e quindi il risultato fieristico lascia ben sperare in prospettiva. “Lineapelle 97 ha confermato, come evidenziato dai suoi espositori, che anche oggi si può guardare con fiducia al futuro, purché si abbiano idee chiare, programmi definiti e una vision molto concreta”, ha commentato l’organizzazione della manifestazione.
Le difficoltà di mercato, specie per il comparto delle pelli (che rappresenta più o meno la metà dello spazio espositivo a Fiera Milano, con tre padiglioni su sei occupati dalle concerie), sono evidenti. Nel primo semestre, Unic (associazione delle concerie italiane) ha registrato un calo del 7,3% in valore e di quasi il 12% in volume rispetto al 2018, legato alle difficoltà della calzatura e all’inversione di tendenza dell’automotive dopo anni di forte crescita. La pelletteria di lusso continua a trainare il settore e questo ha permesso alla pelle italiana di reggere l’urto meglio dei competitor e in particolare meglio della fascia economica, che è precipitata anche per effetto di quotazioni della materia prima inferiori perfino rispetto ai picchi della crisi del 2008-09.
Ciononostante, Lineapelle ha confermato la sua baricentrica internazionalità e il ruolo dell’Italia nel quadro internazionale del settore.”Fa riflettere il calo delle aziende visitatrici straniere – afferma l’organizzazione in una nota – mentre rassicura il dato in crescita relativo alla presenza di quelle nazionali a conferma di come l’Italia sia ormai l’hub manifatturiero di riferimento internazionale per brand, griffe e startup”.