Zara mette un freno ai resi gratuiti. Per ora solo nel Regno Unito, ma il marchio ammiraglio del colosso spagnolo Inditex sembra avere dato il via a un’inversione di tendenza nella sua politica dei resi, seguendo un trend che sta iniziando a interessare anche molti dei suoi competitor dello shopping online.
Già Uniqlo, Next e Boohoo, per esempio, hanno introdotto il reso non gratuito nel proprio e-commerce, mentre Asos e Zalando aveva stabilito già tre anni fa un ordine minimo per gli acquisti in nove dei suoi mercati.
Per il momento Zara ha scelto di procedere con un passo circostanziato e prudente, addebitando una commissione che ammonta a 1,95 sterline (circa 2,29 euro) ai consumatori del Regno Unito che vogliano rendere un prodotto acquistato online attraverso i punti di consegna non che appartengono al marchio ma che sono gestiti da terze parti (ad esempio dagli uffici postali).
L’importo stabilito per il reso verrà detratto direttamente dalla cifra del rimborso. I capi o gli accessori che verranno restituiti presso gli store Zara resteranno invece gratuiti anche in Uk.
In generale la tendenza che si inizia a intravedere tra le aziende del fashion attive nella vendita online sembra rispondere all’enorme boom di resi seguito al cambiamento nelle abitudini d’acquisto dei consumatori durante la pandemia. Gli acquisti online sono aumentati esponenzialmente e con essi anche il ricorso allo strumenti del reso, oneroso non solo per le tasche degli e-commerce ma anche dal punto di vista ambientale e logistico, a fronte di una supply chain globale inceppata e in difficoltà.
Secondo gli analisti di ReBound, si legge su Il Corriere Economia, un articolo di moda su tre acquistati viene rispedito indietro e stando ai dati di Nshift, altra società di gestione dei resi, la spesa stimata per ciascuno ammonta a circa 20 sterline.