Non c’è più alcun dubbio: per il lusso, il 2021 rappresenta l’anno d’oro della rivincita sulla pandemia. Tanto che nemmeno le preoccupazioni sulle potenziali tasse sui ricchi in Cina sono riuscite a rallentare la domanda di prodotti di fascia alta. Lo confermano i risultati del gigante luxury Lvmh sui nove mesi dell’anno. Il colosso francese ha archiviato i tre trimestri fiscali con un fatturato di 44,2 miliardi di euro, ben il 46% in più rispetto allo stesso periodo del 2020 e addirittura l’11% in più se paragonata con il 2019, anno pre-pandemia.
Nel solo Q3 i ricavi hanno segnato un balzo del 20% anno su anno (+11% sul 2019) a 15,5 miliardi. “Il dato – spiega Reuters – è in linea con il consensus degli analisti citato da Barclays, che prevedeva un aumento del 21% delle vendite, dopo l’eccezionale +84% del secondo trimestre”.
Dietro alla performance più che positiva c’è il rimbalzo della divisione moda e pelletteria, cuore pulsante del gigante d’Oltralpe (rappresenta quasi la metà delle vendite del gruppo), che ha raggiunto livelli record nel periodo, con una crescita organica del 38% rispetto al terzo trimestre del 2019, identica a quella registrata nei primi nove mesi e sei mesi dell’anno, con un boom di ordini provenienti soprattutto dagli Stati Uniti e dall’Asia. Rispetto al 2020, la divisione ha incrementato le vendite di fashion del 24%, superando le aspettative degli analisti, ‘ferme’ a + 21% per cento. È la prova ulteriore che il ritorno alla dimensione pre-pandemia sta passando proprio per il settore della pelletteria, come anticipato nei giorni scorsi da uno studio di Npd.
Ottimi risultati arrivano anche dal business group Watches & Jewelry ha registrato una crescita organica dei ricavi del 49% nei primi nove mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020 e del 4% rispetto al 2019 (escludendo Tiffany, consolidata per la prima volta nel 2021). “Spinta dal crescente successo dei suoi prodotti iconici, Tiffany ha goduto di una performance notevole, in particolare nel suo mercato principale, gli Stati Uniti”, sottolinea il gruppo nel comunicato. Secondo quanto riportato da Vogue Business, il mercato statunitense rappresenta circa il 45% dell’attività di Tiffany. “Il rinnovamento (di Tiffany, ndr.) è sicuramente andato a segno – ha commentato Luca Solca, analista di Bernstein su Business of fashion che ha sottolineato anche il notevole sforzo per ‘svecchiare’ Tiffany non solo dal punto di vista delle campagne comunicative, ma anche sul fronte dei social.
Sul fronte geografico e prendendo in considerazione tutte le divisioni del gruppo, Lvmh ha registrato un netto miglioramento in Europa nel terzo trimestre, nonostante non siano ancora tornati i turisti alto spendenti asiatici. Come precisa Reuters, i viaggi locali sono ripresi durante l’estate e questo ha incentivato le vendite nel Vecchio Continente. Lvmh ha registrato una crescita dei ricavi del 28% negli Stati Uniti, rispetto a un aumento del 60% nella prima metà dell’anno, e del 12% in Asia (Giappone escluso) rispetto al 70% nei primi sei mesi dell’anno. A proposito dell’Asia, il direttore finanziario del gruppo, Jean-Jacques Guiony, ha affermato che la crescita dei ricavi in Asia è stata sotto pressione ad agosto a causa della parziale reintroduzione delle restrizioni anti-coronavirus in alcuni paesi, ma ha affermato che il gruppo non ha notato un cambiamento nel comportamento dei consumatori in Cina.
L’outlook del gruppo resta positivo. “In un contesto di progressiva uscita dalla crisi sanitaria, il gruppo è fiducioso di poter proseguire l’attuale livello di crescita”, recita la nota del gruppo.
Alla borsa di Parigi il gruppo sta guadagnando poco più dell’1 per cento.