Less is more. Dopo l’ascesa dei microinfluencer, utenti Instagram che vantano centinaia di migliaia di follower, ma non arrivano a conteggiare numeri a sette cifre come Chiara Ferragni, è arrivato il momento dei ‘nanoinfluencer’. Il fenomeno è stato analizzato dal New York Times che ha osservato come aziende e agenzie di comunicazione si stiano rivolgendo sempre di più a giovani utenti con meno di 10mila follower.
La mancanza di successo planetario li rende, paradossalmente, più interessanti, in quanto percepiti meno distanti dai propri follower con i quali si crea un vero e proprio rapporto di “amicizia virtuale” grazie a feedback immediati. Le aziende sono ben contente di avviare collaborazioni con i nanoinfluencer che, a differenza dei volti noti del web, accettano compensi minimi o addirittura collaborazioni basate su cambi merce.
Il fenomeno sta prendendo piede soprattutto su base locale, spesso i ‘nanos’ vantano un buon seguito nei dintorni del proprio luogo di residenza che dà vita a collaborazioni con aziende e brand locali. Lo status è ovviamente provvisorio: lo scopo, come per tutti gli influecer, è passare allo stadio di ‘micro’ per arrivare un giorno magari a essere una vera e propria web star.