Nike eliminerà circa 740 posti di lavoro presso la propria sede centrale entro la fine di giugno, come parte del suo piano pluriennale di riduzione dei costi. La conferma è arrivata negli scorsi giorni, quando Michael Adams, vice president of people solutions di Nike, in uno statement allo stato dell’Oregon, ha segnalato “una seconda fase di impatti nella riduzione della forza lavoro” del numero uno dello sportswear mondiale. Il CEO di Nike, John Donahoe aveva dichiarato a dicembre che il colosso di Beaverton (in Oregon, appunto) avrebbe tagliato il suo organico globale del 2%, seguendo un piano di taglio dei costi di circa due miliardi di dollari (circa 1,87 miliardi di euro) in tre anni.
I primi licenziamenti in Nike sono iniziati a febbraio e, secondo una nota arrivata a Bloomberg, la società prevede ora di concludere il processo entro la fine del suo anno fiscale.
Secondo quanto reso noto lo scorso marzo, nei tre mesi al 29 febbraio 2024, Nike ha riportato ricavi flat, passati da 12,39 a 12,42 miliardi di dollari (circa 11,5 miliardi di euro), mentre l’utile netto ha evidenziato un -5% a 1,17 miliardi. Il consensus Lseg si aspettava un turnover trimestrale di 12,28 miliardi di dollari. L’andamento del terzo quarter riflette il +5% della Greater China, il +3% del Nord America e il -3% dell’area Emea. Nel complesso dei nove mesi, il giro d’affari è salito leggermente, da 38,4 a 38,75 miliardi di dollari, mentre i profitti hanno toccato i 4,2 miliardi (+4 per cento).
I prossimi Giochi Olimpici estivi saranno dunque cruciali per il numero uno dello sportswear mondiale, che sta pianificando diversi lanci di prodotti e campagne di marketing attorno all’evento. “Abbiamo portato avanti diverse innovazioni in più di un anno e il nostro intento è quello di deliziare i consumatori e rivoluzionare il settore – ha dichiarato il Donahoe nella conference call -. Lo storytelling del nostro marchio sfrutterà i nostri atleti e i momenti sportivi per diventare trasparente e audace, a partire dalle Olimpiadi di questa estate”.