Gli utili trimestrali di Nike sorprendono Wall Street, portando il titolo in rally (+8%) nell’after-hours trading, mentre sulle vendite continua a pesare la debolezza del mercato americano. Nel primo quarter dell’esercizio fiscale 2024 (dati al 31 agosto scorso) i ricavi del numero uno dello sportswear hanno segnato un +2% a 12,94 miliardi di dollari (circa 12,2 miliardi di euro), di poco sotto ai 13 miliardi attesi da FactSet. Il risultato riflette il -2% delle vendite nel mercato a stelle e strisce, il +8% dell’area Emea e il +5% della Greater China. Nel Gigante Asiatico, dove Nike ha un’esposizione significativa, la crescita risulta tuttavia più lenta del previsto. John Donahoe, CEO di Nike, ha cercato di raffreddare le preoccupazioni dicendosi fiducioso rispetto “al ritorno dello sport in Cina e al sentiment positivo dei consumatori cinesi nel nostro segmento, indipendentemente dalla prospettive macroeconomiche del Paese”.
Tornando ai conti, l’utile netto di Nike, pari a 1,45 miliardi, o 94 centesimi per azione, risulta in calo rispetto agli 1,47 miliardi, o 93 centesimi per azione, dello stesso periodo dell’anno precedente. Il dato è stato stato comunque superiore ai 75 cents per share stimati da Wall Street, segno che l’aumento dei prezzi del footwear e dell’abbigliamento ha compensato la diminuzione della domanda e le pressioni sui costi. Quanto all’inventario del gigante dello swoosh, le scorte di prodotti Nike sono diminuite del 10 per cento: il mercato ha accolto positivamente il fatto che il gruppo sia riuscito a ridurre le giacenze in vista delle festività natalizie. Inoltre, la forza del brand Nike consente all’azienda di mantenere prezzi alti anche in fase promozionale. “Nike ha dimostrato di avere un potere di determinazione dei listini e sarà in grado di evitare gli sconti decisi da altri in questa stagione, vista la sua migliore condizione rispetto alla concorrenza”, ha riferito alle agenzie David Swartz, senior analyst di Morningstar.
Per quanto riguarda il Q2, la società ha mantenuto le sue previsioni annuali e si attende un aumento dei ricavi. “Con un mercato sano e un altro trimestre di slancio del marchio e del business – ha dichiarato il CFO Matthew Friend -, stiamo rafforzando le nostre basi per una crescita sostenibile, redditizia e a lungo termine”. Il colosso di Beaverton scommette sulla ripresa della domanda dei consumatori “nei settori della corsa e del comfort moderno” con “scarpe da ginnastica come Air Max 1, Infinity e V2K”, ha aggiunto Friend in conference call. L’azienda aggiornerà anche il portafoglio di scarpe da basket dei marchi Nike e Jordan in termini di stile, “oltre a concentrarsi sul nuovo marchio Kobe“.
Sulle calzature e su Jordan si concentrerà, con ogni probabilità, anche l’attenzione degli analisti, soprattutto in chiave resale: i dati della società di analisi Altan Insights mostrano infatti che il valore di alcuni modelli Jordan è diminuito sul mercato in fase di rivendita, mentre altri marchi di sneakers, tra cui On Running, registrano una crescita netta. “Sulla piattaforma di rivendita StockX – spiega Reuters -, il premio medio pagato sulle nuove uscite Air Jordan 1 Retro High di Nike, a lungo considerata la scarpa da collezione per eccellenza, è sceso dai massimi del 61% del 2020 al 4% nel 2023″. Nike, fa sapere sempre l’agenzia di stampa, non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento su questi dati. A giugno Donahoe aveva dichiarato che Jordan era “sulla buona strada per diventare il secondo più grande marchio di calzature del Nord America”, con una crescita di oltre il 30% nell’anno fiscale 2023.