Il luxury brand inglese Mulberry batte le aspettative di vendita nel fiscal year chiuso lo scorso 1 aprile, ma sui risultati nel mercato domestico pesa lo stop allo shopping tax free. Nei dodici mesi il brand, noto principalmente per i suoi accessori, ha registrato ricavi in aumento del 4% sfiorando i 160 milioni di sterline (oltre 185 milioni di euro), superando il +2% ipotizzato dagli analisti di Barclays. “La crescita – si legge su Wwd – è stata guidata principalmente dall’Asia Pacifico, con vendite in aumento del 3% a 28,9 milioni di sterline nel periodo, nonostante le interruzioni dovute al Covid-19 in Cina, e dalle vendite internazionali, in progressione del 12% su base annua, a 46,5 milioni di sterline”. Di contro, il giro d’affari nel Regno Unito risulta in lieve calo (-1 per cento).
Thierry Andretta, CEO di Mulberry, ha dichiarato che l’attività nel Regno Unito è stata influenzata dal fatto che “gran parte del nostro business deriva dalla popolarità del brand tra i turisti, che in passato godevano del rimborso dell’Iva. Con il venir meno di questa possibilità, abbiamo assistito a un drastico calo delle visite e delle vendite”.
I profitti ante imposte si sono assottigliati da 21,3 a 13,2 milioni di sterline.
Nonostante le criticità connesse allo stop dello shopping esentasse in UK, il CEO di Mulberry ha affermato che il marchio è “ben preparato per l’anno a venire, con la giusta strategia per realizzare i piani di crescita”. Mulberry ha acquisito tre negozi in Svezia e cinque negozi in Australia precedentemente di proprietà di partner in franchising e ha rilevato la piena proprietà di Mulberry Japan Co. Ltd.
La griffe ora gestisce 111 punti vendita in tutto il mondo e ha firmato nuovi accordi con Nordstrom e Selfridges per sviluppare ulteriormente il suo modello direct-to-consumer. L’e-commerce di Mulberry ha registrato un +2% nel fiscal year, arrivando a rappresentare il 30% delle entrate totali.