Rubelli è pronta per il Bolshoi e per il teatro Colón di Buenos Aires. Il marchio veneziano di tessuti di lusso per l´interior decoration, primo a livello internazionale nel lusso, dopo aver tinto di rosso i palchi della Scala di Milano con i suoi preziosi damaschi di seta e aver decorato con i suoi tessuti la Fenice veneziana, ambisce a dare un tocco tutto italiano al teatro moscovita e quello argentino. Rubelli è in pratica l´Hermes dei tessuti per interior decoration, che vanno dai 60 euro fino ai 6000 euro al metro quadrato, quando sono fatti con i telai a mano.
Mentre l´azienda veneziana cerca di accaparrarsi lavori prestigiosi in giro per il mondo lavora per consolidare la sua recente acquisizione americana. Sebbene di piccole dimensioni Rubelli, con un fatturato di 42 milioni di euro e 250 dipendenti, negli ultimi anni è stata molto dinamica. Un po´ di mesi fa ha comprato una nota azienda americana, Donghia che fa tessuti e anche arredamento. E´ riuscita a portarla via ai diversi contendenti tra cui il gruppo Charme. Un´acquisizione, di cui Rubelli ha il 51%, fatta con altri cinque partner internazionali e che va quasi a raddoppiare il suo fatturato.
Quello a stelle e strisce è il primo mercato per il gruppo seguito da Italia e Francia. «Negli stati Uniti ci sono 300 mila arredatori, di cui circa 50 mila rappresentano un nostro target, per cui ci sono grosse possibilità di crescita» commenta Rubelli. Un forte incremento arriva dagli Emirati Arabi e dalla Russia. ´obiettivo dei prossimi anni è di bilanciare l´attività con il cosiddetto contract che vuol dire portarsi a casa commesse importanti per grandi spazi, navi da crociere, yacht, teatri e alberghi. Stanno lavorando in Giappone e Cina, dove hanno appena aperto uno show room a Shanghai. «La Cina è un mercato in cui vendere, ma anche dove farci produrre, commenta il presidente, così anche l´India. Un terzo della nostra produzione la facciamo fare fuori, già da parecchi anni».
Rubelli ha chiuso il 2005 con un fatturato di 40 milioni di euro (+10%) un margine operativo lordo del 12,5% e un utile netto del 4%. Con il fatturato di Donghia chiudono il consolidato di gruppo a 70 milioni di euro. «Il nostro è un settore maturo, spiega ancora lo stesso Rubelli. Le crescite ormai possono avvenire soprattutto attraverso nuove acquisizioni. Noi l´abbiano già fatta con Donghia e pensiamo di renderla profittevole nel giro di un paio d´anni. Il 2005 è stato un anno di passaggio e avendo fatto una quantità enormi di ammortamenti e svalutazioni per fare pulizia, la neoacquisita americana chiuderà in pareggio o in leggera perdita e dal 2006 contiamo di avere un margine operativo lordo intorno al 12%».
Estratto da Affari&Finanza del 23/01/06 a cura di Pambianconews